
Il servizio è stato attivato a Bergamo dall’Asst Papa Giovanni XXIII. I percorsi offerti possono diventare parte di misure alternative al carcere.
Promuovere un cambiamento negli autori di violenza, a partire dall’assunzione di responsabilità nei comportamenti e dal rispetto nelle relazioni. È l’obiettivo del nuovo Centro per gli uomini autori di violenza (Cuav), operativo a Bergamo in via San Martino della Pigrizia, al numero civico 52. Il Centro può proporre percorsi agli uomini che necessitino di un intervento per prevenire o interrompere i comportamenti violenti nei confronti delle donne o in famiglia. Chi intende aderire ai percorsi potrà acquisire strumenti per la gestione non violenta dei conflitti e per comprendere a fondo le conseguenze della violenza sul ruolo genitoriale. I percorsi offerti dal Centro, inoltre, possono rappresentare parte di misure alternative alla detenzione o di programmi di reinserimento o recupero di soggetti condannati per reati sessuale o maltrattamento contro familiari o conviventi.
La gestione è a cura dell’Unità di Psicologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII, diretta da Maria Simonetta Spada (nella foto), struttura che fa capo alla direzione sociosanitaria. A indirizzare gli uomini al Centro possono essere gli avvocati, prima di un processo o a seguito di una condanna con sospensione condizionale della pena, i tribunali, le forze dell’ordine o il ministero della Giustizia attraverso gli uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) o gli uffici di servizio sociale per i minorenni (Ussm). Le modalità per contattare il Centro sono pubblicate sul sito web dell’Asst Papa Giovanni XXIII. Per fissare un appuntamento è sufficiente telefonare allo 035.2676269 o scrivere una e-mail a cuav.cbf@asst-pg23.it.
Il Centro nasce come proposta avanzata dall’Asst Papa Giovanni XXIII al Comitato di coordinamento dei programmi di recupero degli uomini autori di violenza, promosso dalla Regione, una rete permanente coordinata dalla direzione sociosanitaria di Ats Bergamo. Ne fanno parte tre Asst bergamasche, Uepe, Ussm, il tribunale di sorveglianza di Brescia, la questura, le reti interistituzionali antiviolenza, l’Università degli Studi di Bergamo, gli Ambiti territoriali sociali e gli enti del terzo settore e dell’associazionismo.