Rota Imagna (Bergamo) – Non si placano nella Bergamasca le polemiche dopo la decisione del Tribunale dei minori di Brescia di ordinare il rimpatrio di 60 dei 63 orfani ucraini dai 6 ai 17 anni ospiti a Rota Imagna, Bedulita e Pontida dal marzo del 2022, provenienti dall’orfanotrofio di Berdjans’k, a 80 km da Mariupol, per sfuggire agli orrori della guerra. La decisione del presidente del tribunale, Cristina Maggia, che ha accolto la richiesta di autorizzazione al rimpatrio avanzata dall’Ucraina, era attesa ma ciononostante ha suscitato nelle tre comunità orobiche, negli operatori e nei tutori italiani rabbia, delusione e sconforto.
“Avremmo voluto che il decreto di rimpatrio dei nostri bimbi non fosse mai arrivato - dichiara Giovanni Paolo Locatelli, sindaco di Rota Imagna -. Dopo due anni e quattro mesi di accoglienza pura, ora dobbiamo staccarci. Le emozioni sono tante, ma facendo un bilancio tra positivo e negativo, vince la positività”.
L’incolumità dei bambini, una volta tornati in patria, è uno dei motivi del mugugno con cui nei paesi ospitanti è stata accolta la decisione dei giudici. Gli orfani sono destinati, secondo il governo ucraino, a zone sicure, in una località vicina al confine con la Romania, e a Oleksandrivka, a cento km dal fronte, dove però il 18 luglio un autocarro di aiuti umanitari è stato colpito da un drone russo senza per fortuna far registrare vittime. “La questione non ci lascia tranquilli – confida il sindaco di Bedulita Roberto Facchinetti -.Questi piccoli sono entrati nella vita della nostra comunità e non possiamo rimanere indifferenti al loro destino”.
“Auguriamo a questi giovani un futuro sereno e sicuro, nella speranza che possano trovare la pace e la stabilità che meritano”, è il commento di Davide Cantù, sindaco di Pontida. La legge in materia, regolata da Convenzioni internazionali e e accordi consolari, parla però chiaro. I ragazzi arrivati nella Bergamasca non sono minori stranieri non accompagnati, ma minori stranieri accompagnati da responsabili legali nominati dal proprio Paese.
E anche la Cassazione afferma che, a fronte di un disaccordo fra il tutore ucraino e quello italiano, la decisione spetta al primo. Per questo non ha sortito effetto neppure la petizione online organizzata per far rimanere i ragazzi in Italia che in poche settimane ha raccolto oltre 18mila adesioni. Qualche tutore italiano ha però in animo di giocare un’ultima carta per tentare di scongiurare il rimpatrio di qualche altro minore, almeno di chi si era inizialmente dichiarato favorevole a restare nella Bergamasca: la richiesta di protezione internazionale da presentare alla questura.
Qualcuno nell’agosto dell’anno scorso si era rifiutato di salire sul pullman che aveva rimpatriato il primo gruppo di orfani. E’ il caso di un 17enne che è fra i tre che non verranno riportati in Ucraina: fra poco più di un mese diventerà maggiorenne e ha una famiglia statunitense disposta ad accoglierlo. Altri due resteranno in Italia: il primo, un 15enne, perchè sottoposto a procedimento penale, il secondo per motivi di salute. Ma quando partiranno alla volta dell’Ucraina gli orfani? Sul documento del Tribunale dei minori di Brescia non è indicata una data, ma per consentire di elaborare il distacco la partenza non avverrà prima del 15 agosto.
Ora sul tavolo non resta che la questione dei rimborsi che i tre Comuni bergamaschi attendono dallo Stato dopo aver anticipato in questi anni i soldi per il mantenimento e per l’istruzione degli orfani. Qualcosa è arrivato, ma non è sufficiente a coprire tutte le spese. Il solo Comune di Rota Imagna vanta un credito di oltre 2 milioni di euro. Per questo qualche mese fa il sindaco Locatelli ha inviato una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per metterlo al corrente della situazione e perchè si attivi per sbloccare i fondi. Altrimenti le amministrazioni comunali rischiano seriamente il fallimento. Michele Andreucci