MICHELE ANDREUCCI
Cronaca

Valbondione: venti abitanti, sessanta migranti: "Non chiamatela integrazione. Così non si può andare avanti"

Il sindaco scrive a prefetto e ministro: situazione al limite, pronto a restituire la fascia. Le principali richieste: ristabilire la sicurezza, ma anche individuare opportunità di lavoro

Nei giorni scorsi sono dovuti intervenire più volte i carabinieri sia nella struttura di Gavazzo sia in quella di Gromo per i litigi tra i migranti

Nei giorni scorsi sono dovuti intervenire più volte i carabinieri sia nella struttura di Gavazzo sia in quella di Gromo per i litigi tra i migranti

Valbondione (Bergamo) – Una lettera al prefetto di Bergamo Luca Rotondi, al ministro degli Interni, al questore di Bergamo e ai comando dei carabinieri di Clusone e di Bergamo per denunciare la situazione del centro di accoglienza di migranti di Gavazzo, frazione di Valbondione, in Valle Seriana.

Iniziativa del sindaco di Valbondione

È la nuova iniziativa del sindaco di Valbondione Walter Semperboni, che già più volte in passato ha assunto posizioni nette contro l’accoglienza di migranti in piccoli centri come il suo e che ora si dice pronto, se le autorità competenti non dovessero assecondare le sue richieste, ad andare a Roma a riconsegnare la fascia di sindaco al Quirinale ("perché così non si può andare avanti").

Gavazzo e le sue problematiche

"La situazione è fuori controllo – sottolinea il primo cittadino –. Nella frazione di Gavazzo vivono una ventina di residenti e vengono ospitati sessanta migranti, senza nessuna possibilità di integrazione". Semperboni ha incontrato il prefetto una prima volta quest’estate, subito dopo la sua elezione a sindaco di Valbondione. "In quell’occasione – ricorda – mi aveva promesso che avrebbe provato a diminuire il numero di migranti presenti, ma non mi pare che ciò sia avvenuto e i problemi continuano ad aumentare." Nei giorni scorsi sono dovuti intervenire più volte i carabinieri, sia nella struttura di Gavazzo sia in quella di Gromo, per i litigi che nascono tra i migranti. Spesso questi ragazzi salgono sui mezzi pubblici e creano disordine. Semperboni teme che di questo passo prima o poi possa accadere qualcosa di grave.

Richiesta di misure di sicurezza

"Io da sindaco – scrive al prefetto – non posso tirarmi indietro e chiedo che dall’alto vengano presi dei provvedimenti per ristabilire la sicurezza. Non è una questione di razzismo. Spesso la domenica, dopo la Messa, questi ragazzi mi fermano e mi chiedono un lavoro, ma è impensabile che sessanta persone in un piccolo comune come il nostro possano integrarsi".

Il primo cittadino lamenta anche il fatto che "nella struttura nessuno può entrare, nemmeno io e il vigile del Comune, non si può sapere nemmeno il numero preciso di ospiti". Nella sua lettera, Semperboni "chiede un’azione immediata da parte delle autorità competenti per ristabilire ordine e sicurezza".