Suisio, 3 settembre 2024 – "Penso che avrei potuto essere io una sua vittima, o mio figlio, oppure un'altra persona del quartiere". Clotilde, albanese, abita con la famiglia al secondo piano dello stabile al numero 19 di via San Giuliano. Al secondo vivono la madre e la sorella di Moussa Sangare.
L'uomo che ha ucciso Sharon Verzeni e confessato il delitto aveva occupato i locali al piano terra, da cui si era allontanato il precedente inquilino. Quando sono entrati i carabinieri hanno trovato un disordine indescrivibile.
Convivenza difficile
"Lo incontravo sulle scale - ricorda la vicina -. Mi faceva paura, era strafatto. È tornato a maggio. Per un po' ha dormito nel cortiletto, su una specie di poltrona, poi ha sfondato una finestra ed è entrato. Faccio una domanda: chi ha pagato per l'allacciamento della luce, che in casa non c'era, visto che lui non aveva soldi? Una volta è salito sul tetto del nostra garage. Lo ha visto mio marito: ballava”.
Richieste senza risposta
“Ho segnalato la situazione all'Ufficio tecnico del Comune e agli assistenti sociali – continua la donna – L'unico che mi ha dato retta è stato il comandante dei carabinieri di Capriate. L'importante, adesso, è che disinfettino la casa. Ci ha abitato in un modo disumano".
"Ma la cosa più grave è questa: perché, dopo che ha tentato di accoltellare la sorella, nessuno ci ha detto di stare attenti?”, questa la chiosa della donna.