MI.PRAN.
Cronaca

Bergamo, violenza sulle donne: baristi e ristoratori diventano sentinelle

Anche i 4.600 esercizi della Bergamasca hanno aderito alla campagna. Vigileranno su frasi e atteggiamenti fuori luogo

Bar in centro a Bergamo

Bergamo -  Tentare di arginare, all’interno di bar e ristoranti, i luoghi in cui la gente trascorre gran parte del proprio tempo libero, il fenomeno della violenza sulle donne, fenomeno che nella Bergamasca è tornato a crescere dopo l’anno della pandemia: nel 2021 le richieste d’aiuto ai 5 centri antiviolenza attivi nella provincia orobica sono state 927 (di cui 310 solo nella rete di Bergamo e Dalmine), circa il 22% in più rispetto alle 763 dell’anno precedente, che già aveva fatto registrare numeri in rialzo, seppure di poco, rispetto al 2019; nei primi 9 mesi di quest’anno, invece, i dati parlano di 544 segnalazioni. Anche i 4.600 esercizi pubblici della provincia di Bergamo hanno aderito alla campagna “Sicurezza Vera“, promossa a livello nazionale dal Gruppo Imprenditrici di Fipe Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, progetto partito nel 2021 in 20 città italiane.

L’obiettivo dell’iniziativa è che i gestori e i dipendenti di bar e ristoranti vigilino sulla sicurezza all’interno dei locali, per evitare che una frase fuori posto, uno sguardo troppo insistente o una mano che si allunga troppo non sfocino in una vera e propria violenza. Una prima campagna d’informazione partirà nelle prossime settimane nei 4.600 esercizi pubblici bergamaschi, successivamente saranno organizzati dei corsi di formazione dedicati al personale dei locali (iscrizioni sul portale www.sicurezzavera.it). Spiega Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio di Bergamo: "Il tema della prevenzione contro la violenza di genere è molto sentito all’interno della nostra associazione, anche perchè il maggior numero dei nostri imprenditori è donna. Attraverso la nostra rete di pubblici esercizi, vogliamo creare dei presidi territoriali in grado di informare, sensibilizzare e contrastare una cultura discriminatoria e di sopraffazione nei confronti dei più deboli".