FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Visite lampo e senza privacy: 15 Rsa fuorilegge negli accessi dei parenti

Tante sono nella Bergamasca secondo la Cisl le case di riposo che non si sono ancora messe in regola

Le “stanze degli abbracci“ hanno consentito scambi affettuosi durante la pandemia

Bergamo - "È una vergogna che stiamo denunciando da tempo – sottolinea Caterina Delasa, segretaria generale Fnp Cisl Bergamo-. Smettiamola di dire che funziona tutto bene. Speriamo che l’indagine serva a smuovere chi si trincera dietro comode responsabilità. C’è certamente prima di tutto mancanza di umanità, oltre che chiaramente difetto di volontà politica". Una denuncia, quella del sindacato, con tanto di destinatario. Sono 15 infatti le Rsa bergamasche ancora inadempienti rispetto alla circolare del ministro Roberto Speranza che chiedeva la riapertura alle visite dei parenti. È quanto emerge dalla ricerca e dall’esposto che Orsan (acronimo di Open Rsa Now), associazione che raccoglie i familiari di persone ricoverate nelle strutture per anziani, ha consegnato al Ministero segnalando tutte le inadeguatezze registrate.

Secondo il monitoraggio, infatti, gli accessi restano difficili in 204 Rsa italiane, e di queste quasi la metà sta in Lombardia. L’esposto dell’associazione non fa fatica a definire "vessazioni, diritti negati e libertà compromesse" la situazione che gli anziani ospiti e i parenti tuttora sono costretti a vivere. Dalla ricerca emergono infatti in tutta la drammaticità le difficoltà di accesso alle Residenze sanitarie assistenziali a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Visite brevissime per durata (tra i 15 e i 25 minuti) e frequenza (una volta alla settimana, non nei weekend); appuntamenti da prendere anche 15 giorni prima; divieto di uscite esterne e scomparsa dei servizi di animazione per le persone ricoverate; assistite; quarantene obbligatorie dopo le uscite per esami medici e visite; divieto assoluto d’ingresso ai familiari per assistere gli ospiti che possono anche avere disabilità gravissime. 

"Questi anziani spesso vengono visti in incontri brevi, senza possibilità di un minimo di privacy – continua Caterina Delasa – Trascorrono molto tempo a letto a scapito del mantenimento del livello di autonomia già spesso ridotto. Non possono più ricevere l’aiuto dei parenti e dei volontari per alimentarsi e questo comporta come conseguenza il ricorso a cibi liofilizzati più che frullati o purtroppo il ricorso all’alimentazione artificiale. La Fnp Cisl da mesi denuncia questa situazione. Confidiamo che la Regione, che determina gli accreditamenti delle Rsa, e Ats vogliano finalmente intervenire".