REDAZIONE BERGAMO

"Visite troppo lunghe a Como: da 7 a 11 mesi per un'ecografia"

In Lombardia le donne devono attendere fino a 11 mesi per un'ecografia alla mammella. Il consigliere regionale del Pd chiede ad Ats Insubria di promuovere una vera cultura della prevenzione, riducendo i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie.

Tempi troppo lunghi per le visite: "Da 7 a 11 mesi per un’ecografia"

Occorrono dai 7 agli 11 mesi in provincia di Como per fare un’ecografia alla mammella e per gli altri esami i tempi non sono brevi. Il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo, chiede ad Ats Insubria di darsi da fare per promuovere una vera cultura della prevenzione, che parta dalla riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie. "In provincia una donna che desidera prenotare un’ecografia alla mammella deve aspettare mediamente tra i 237 giorni del poliambulatorio di via Napoleona e i 329 giorni dell’ospedale Valduce - sottolinea il consigliere regionale dem -. Per una mammografia, negli stessi presidi, si va rispettivamente da attese medie di 237, fino a 312 giorni. Se ci si rivolge al privato si ottiene lo stesso tipo di prestazione dal lunedì per il mercoledì della stessa settimana, pagando tra i 153 e i 165 euro". Una discriminazione inaccettabile, specie per chi può permettersi di pagare per accedere alle prestazioni privatamente.

"Sono tempistiche inquietanti, specie a ottobre dedicato alla prevenzione contro il cancro al seno. Per l’occasione, Regione Lombardia sostiene niziative come la consegna di un fiocco rosa ai consiglieri regionali o il “Camper della Salute“ di Salute Donna che offre visite senologiche gratuite. Tutte iniziative positive ma la Regione non può abdicare il tema della prevenzione, limitandosi ad atti simbolici e limitati nel tempo". La prevenzione non deve diventare uno slogan, ma va portata avanti tutto l’anno. "Finito ottobre, per le donne lombarde, rimangono le liste d’attesa infinite o le prenotazioni a pagamento che escludono dalle diagnosi precoci le fasce meno abbienti. La prevenzione va fatta tutto l’anno e deve tornare ad essere il cuore del nostro servizio sanitario regionale". Roberto Canali