REDAZIONE BERGAMO

I genitori di Yara Gambirasio denunciano Netflix: “Nella serie tv si sentono i nostri pianti”

Lo rivela il settimanale Giallo: pronto un esposto al Garante della Privacy per “l’incursione nella vita privata” della famiglia della ragazzina uccisa

Il caso sulla morte di Yara Gambirasio è tornato d'attualità dopo l'uscita della serie tv "Il caso Yara. Oltre ogni ragionevole dubbio". Nella docuserie realizzata da Netflix anche Massimo Bossetti, condannato per l'omicidio della 13enne, che continua a dichiararsi innocente

Il caso sulla morte di Yara Gambirasio è tornato d'attualità dopo l'uscita de "Il caso Yara. Oltre ogni ragionevole dubbio", docuserie realizzata da Netflix in cui Massimo Bossetti, continua a dichiararsi innocente

“Amore, sono la mamma, deve sei?”. Questo è uno dei tanti messaggi che Maura Panarese, la mamma di Yara Gambirasio, lasciò sulla segreteria telefonica del suo telefonino quando la ragazzina di 13 anni sparì, la sera del 26 novebre 2010. Nei giorni seguenti, il telefono della famiglia Gambirasio venne messo sotto controllo, ma non ne uscì nulla, se non i pianti disperati dei genitori.

Quegli stessi pianti che sono stati mandati in onda nella docuserie di Netflix Il caso Yara, oltre ogni ragionevole dubbio. Ora, come da un’anticipazione stampa, i legali dei Gambirasio, Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo, dicono al settimanale Giallo: “Siamo indignati. Faremo un esposto al garante della Privacy: c'è stata un'incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità e senza chiedere alcuna autorizzazione». Le intercettazioni, infatti, non erano agli atti dell'inchiesta perché, secondo i legali della famiglia, inutili ai fini della ricostruzione giudiziaria della vicenda, tant'è che non sono mai confluite nei processi.