Bergamo, 15 giugno 2020 - Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori è tornato stasera in Consiglio Comunale, ai primi giorni di marzo, quando si è attesa, invano, l'istituzione di una zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro, uno dei nodi più complessi e delicati della gestione dell'emergenza Covid in Lombardia."Non ho mai ricevuto pressioni da imprenditori della Val Seriana - ha detto Gori - Ho raccolto comprensibili preoccupazioni, nessuna pressione per evitare l'istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro. Non solo quindi non mi attivai in tal senso ma, come provano tutte le mie dichiarazioni, ero favorevole alla zona rossa e chiesi che si prendesse rapidamente una decisione":
"Credo che in quei giorni - ha continuato Gori, riferendosi alla settimana tra il 3 e l'8 marzo, quando si decise che l'intera Lombardia doveva diventare 'zona arancione' - il Governo abbia esitato. Sono testimone altresì del 'disimpegno' del Presidente della Regione Fontana, che parlando con i sindaci dei capoluoghi sostenne di non avere il potere di istituire la zona rossa in Val Seriana, posizione che sembrerebbe smentita dalle zone rosse create da Emilia, Lazio, Campania e Calabria. Questo so, questo vi riferisco e questo, qualora mi dovessero interpellare, riferirò alle Procure".
Gori, rispondendo ad una interrogazione della Lega, è tornato a parlare anche dell'ultima settimana di febbraio, quando "molti amministratori, compreso il sottoscritto, sottovalutarono la situazione, non essendo a conoscenza del quadro dell'epidemia, ed auspicarono una ripartenza delle attività economiche". "Del resto gli esperti, a partire dal CNR e da importanti virologi, affermavano in quei giorni che fuori dal focolaio di Codogno l'esistenza poteva scorrere normale. Il Presidente Fontana diceva che il coronavirus era poco più di una normale influenza e Salvini pretendeva che si riaprisse tutto".