ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Willie Peyote in riva al fiume: "Quel pezzo d’Italia che ama il fascismo"

Il rapper in tour con il terzo atto della sua "trilogia sabauda". "In Francia anche i calciatori si schierano contro la destra. Da noi la cultura multietnica è giovane. E ci sono nostalgici"

Willie Peyote

Willie Peyote

Bergamo – Partito oltre un mese fa dal Magnolia di Milano, “Sulla Riva del Tour“ porta domani sera Willie Peyote a Bergamo, nella cornice di Lazzaretto Estate. L’ultima fatica discografica del rapper torinese, “Sulla riva del fiume”, rappresenta la prima parte dell’album conclusivo della "trilogia sabauda" iniziata nove anni fa proprio con “Educazione Sabauda” e proseguita nel 2015 con “Sindrome di Tôret”. "Basando questo spettacolo sugli ultimi pezzi pubblicati, pure il resto della scaletta è stato ripensato in modo da avvicinarlo alle loro sonorità – spiega Willie, all’anagrafe Guglielmo Bruno –. Ma è la dimensione live a giocare un ruolo determinante nella reinterpretazione di certi brani".

In Francia il rap si schiera contro la “minaccia” della Destra estrema al potere. In Italia sarebbe possibile una mobilitazione del genere?

"No, perché in Italia quello della destra non viene vissuto come un problema sociale dai dai figli d’immigrati. Lì c’è una contrapposizione profonda fra cittadini di seconda e terza generazione di radici nordafricane e la Francia bianca che spinge il Rassemblement National; siccome i rapper appartengono in stragrande maggioranza a questa classe di seconde e terze generazioni c’è una dinamica sociale molto più vicina a quella americana che italiana. Oltralpe hanno una cultura multietnica, con tutte le problematiche d’integrazione che questo comporta, molto più vecchia della nostra. Quindi avvicinare realtà così diverse, secondo me, è impossibile".

Due mondi distanti.

"Da noi sta iniziando adesso a crescere una folta rappresentanza di ragazzi di seconda generazione che fanno rap. E di conseguenza potrebbero essere spinti, se non ora, un domani, a prendere posizione. Oggi il problema da noi non è vissuto come tale. Mbappé ha preso posizione sulla questione alla seconda conferenza stampa dell’Europeo, quale calciatore azzurro avrebbe fatto altrettanto? Nessuno. Perché l’Italia non è la Francia e la presenza al governo di Fratelli d’Italia non è vissuta come la possibile presa di potere oltralpe del Rassemblement National. Per mille ragioni non c’è la stessa percezione del pericolo".

Uno dei brani in scaletta è “Giorgia nel Paese che si meraviglia”: pubblicato non proprio a caso il 25 aprile, racconta a suo avviso «la storia di un amore mai davvero finito, quello tra una parte dell’Italia e il fascismo».

"Dico che Giorgia Meloni è la scintilla capace di riaccendere la fiamma di chi è nostalgico, facendolo sentire più libero di esprimere la propria passione, la propria vicinanza, a cose che sarebbero tecnicamente proibite nel nostro Paese. Quindi il pezzo non parla propriamente della premier, ma del fatto che un governo a destra offra a tutti l’opportunità di esprimere amori tenuti finora più o meno nascosti come l’inchiesta di Fanpage, mi sembra, sia arrivata a dimostrare abbastanza bene".

La premier, però è stata chiara al proposito.

"Penso che l’inchiesta abbia aperto riflessioni profonde, spingendo la presidente di Fratelli d’Italia a prendere in qualche modo le distanze da determinate espressioni che sono venute fuori dalla gioventù militante del suo partito e dei partiti a lei vicini. Questo è il tema. Se poi certe cose le abbia dette perché le pensa realmente o per calcolo politico francamente non lo so".

Quali sono i temi più sentiti dai ragazzi che trova sottopalco?

"Penso che il tema dei diritti civili e la questione del riscaldamento globale siano appetibili dai più giovani. Più di altri temi importanti come quelli del lavoro o dell’emergenza abitativa".

Il tour finisce il 21 agosto a Gallipoli. E poi?

"Intanto ho da pubblicare la seconda parte del disco, poi vedremo".