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Politica

Giorgio Gori (Pd): "Premier isolata in Ue per la sua ambiguità, ma Italia protagonista"

Per l’ex sindaco di Bergamo il problema è solo politico non certo nazionale: "E la sinistra? Per tornare a vincere deve ritrovare il legame con i ceti popolari"

Milano, 5 luglio 2024 – Le manovre in corso in Francia per arginare il Rassemblement national, la lezione alla sinistra italiana che potrebbe arrivare dalle urne britanniche, il doppio ruolo di Giorgia Meloni in Europa. Così Giorgio Gori, parlamentare europeo del Pd ed ex sindaco di Bergamo.

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Gori, gli accordi di desistenza possono evitare una maggioranza di governo a trazione Rassemblement national, ma come si risponde alle domande che l’elettorato pone votando Marine Le Pen e Jordan Bardella?

"Gli accordi di desistenza potranno forse evitare un esito elettorale che sarebbe disastroso per la Francia ma anche per l’Europa: la vittoria di Le Pen. Ma è chiaro che dietro al cartello repubblicano non c’è un progetto politico, e tantomeno un progetto mutuabile in Italia: è come se da noi cercassimo di unire Matteo Renzi e Potere al popolo con tutte le forze che stanno nel mezzo. Con quale programma? Al tempo stesso il Rassemblement national non è Fratelli d’Italia: la destra lepenista è oggettivamente più estrema, xenofoba e antieuropeista e filo-putiniana. Già da lunedì mattina, sperando che si riesca a evitare il peggio in Francia, bisognerà mettere seriamente la testa sulle ragioni del consenso non solo dei lepenisti, ma anche di Alternative fur Deutschland (Afd) in Germania, della vittoria della destra in Olanda e Austria, oltre che del successo di FdI da noi".

Il presidente francese Emmanuel Macron ha sbagliato a indire le elezioni interne subito dopo le Europee?

"Non credo che abbia sbagliato: l’esito delle Europee era stato disastroso per le forze di governo e per la gauche . Aver chiamato elezioni immediate ha prodotto una reazione: l’affluenza è cresciuta del 20%, lo stesso partito del presidente è passato dal 14 al 20% e la sinistra ha dato vita in poche ore al Nuovo fronte popolare. Nulla di tutto questo sarebbe successo se Macron non avesse messo alla prova la democrazia francese".

Perché la sinistra in Europa arranca?

"Si è creata una distanza tra le forze progressiste e i ceti popolari. La visione aperta, umanitaria, globalista e progressista della sinistra non è stata in grado di offrire risposte allo spaesamento dei ceti popolari e di un ceto medio spaventato dalla somma dei cambiamenti in corso, cambiamenti che fanno venir meno riferimenti e sicurezze del passato e che si saldano a un’oggettiva precarizzazione della condizione di vita di tante persone. Le destre non danno vere risposte, ma accarezzano le paure, parlano di un mondo che non c’è più e questo rassicura l’elettorato popolare, soprattutto quello che vive fuori dai grandi centri urbani. In Italia e in Europa, spesso la sinistra vince nelle città, dove si è più allenati al cambiamento e se ne ha meno paura, e perde fuori".

Però in Gran Bretagna, benché non sia più Unione europea, i laburisti sembrano destinati ad una vittoria certa.

"Questo, infatti, ci dice qualcosa: il nuovo posizionamento del Labour, improntato alla concretezza, sembra capace di rispondere maggiormente alle esigenze dei ceti popolari perché in grado di alimentare quelle che Keir Starmer definisce “speranze ordinarie”: la possibilità di avere casa e famiglia, una sanità pubblica che funziona, un lavoro e un salario dignitoso, sicurezza e istruzione. Questo è ciò che desiderano le persone. E questa può essere la strada anche per una sinistra italiana che voglia tornare a vincere e a governare".

Meloni è l’unica leader che non è uscita malconcia dalle Europee, anzi. Ma sembra non bastare perché l’Italia ottenga deleghe pesanti nella Commissione europea.

"Non è così. Giorgia Meloni è vittima della sua ambiguità: da un lato è la presidente del Consiglio italiana, dall’altra è la presidente dei Conservatori europei, che sono contro il rafforzamento dell’Europa e che le elezioni – a livello europeo – non le hanno affatto vinte. Il suo isolamento nasce dal suo posizionamento politico e dall’anti-europeismo del suo gruppo, non dall’essere la premier italiana. In Europa non c’è alcun pregiudizio anti-italiano e infatti sono convinto che il nostro Paese otterrà deleghe importanti per il proprio rappresentante in seno alla Commissione. Piuttosto, sarà interessante capire quale indicazione di voto darà Meloni ai suoi parlamentari il 18 luglio, se daranno un appoggio esterno a Ursula von der Layen, se si asterranno o cos’altro".