Bergamo - "Povera Italia". È lapidario il post del primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori (Pd), sull'imminente fine del governo guidato da Mario Draghi. Gori, sindaco del capoluogo orobico (riconfermato al secondo mandato), era tra i firmatari della "lettera dei sindaci", per chiedere all'ex numero uno della Bce di restare al governo. "Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità" avevano spiegato i primi cittadini, esprimento "incredulità e preoccupazione". Ieri il presidente del Consiglio ha ottenuto la fiducia in Senato (95 sì e 38 no) ma senza l'appoggio di tutta la maggioranza, come aveva chiesto. Lega e Forza Italia, oltre a Fratelli d'Italia, hanno votato no. Stessa scelta da parte del Movimento 5 Stelle, il cui strappo è stato all'origine della crisi di governo.
Sconcerto anche da parte del sindaco di Milano Beppe Sala (altro firmatario della missiva): "Proviamo ad astrarci dal risultato della bagarre di ieri e riflettiamo sulla qualità del dibattito parlamentare delle ultime settimane. Nel mondo ci sono cambiamenti climatici spaventosi, differenze sociali che si allargano, una pandemia che ci ha messo in ginocchio, guerre che ci coinvolgono direttamente e di cosa si dibatte in Parlamento? Di concessioni balneari? Di taxi, con i partiti che si dividono per calcolo elettorale?". Il numero uno di Palazzo Marino ha poi aggiunto: "Abbiamo ancora bisogno in questo difficilissimo XXI secolo di Camere così, di deputati e senatori senza alcuna competenza e storia professionale che sono rimasti attaccati alla sedia fino a che hanno maturato l'indennità di pensione, alcuni dei quali farfugliano in un italiano incerto? - ha aggiunto -. No, di tutto ciò non abbiamo più bisogno. Sono sindaco di Milano da sei anni e ho visto passare e morire cinque Governi. A tutto c'è un limite. E c'è sempre più da pedalare"