FEDERICA PACELLA
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Il grande ritorno di Klimt in Lombardia: la sua “rivoluzione grafica “ in mostra sul lago di Garda

Al MuSa di Salò un’esposizione sul nume del Secessionismo viennese: settanta opere e alcune edizioni di Ver Sacrum, la Bibbia del movimento

La litografia “Amore” (1896-1900) è una delle opere scelte per aprire il percorso espositivo curato da Federica Bolpagni ed Elena Ledda in collaborazione con la Klimt Foundation di Vienna

La litografia “Amore” (1896-1900) è una delle opere scelte per aprire il percorso espositivo curato da Federica Bolpagni ed Elena Ledda in collaborazione con la Klimt Foundation di Vienna

Non solo Goethe, la divina Callas, Gabriele d’Annunzio. Il Lago di Garda ha ammaliato anche un artista come Gustav Klimt, che sulle sponde del Benaco giunse per la prima volta nel 1903, in occasione di un viaggio a tappe attraverso diverse città italiane. Ci ritornò dieci anni dopo, per un lungo soggiorno estivo dal 25 luglio all’11 settembre 1913. Assume, così, il sapore di un grande e atteso ritorno la mostra ’KLIMT. Grafica d’arte’ allestita al MuSa - Museo di Salò da oggi al 25 maggio.

L’esposizione raccoglie 70 opere grafiche tra collotipi, eliografie, litografie, disegni e alcune edizioni della celeberrima rivista Ver Sacrum, che ripercorrono le fasi salienti e i capisaldi tematici della produzione del padre nobile della Secessione viennese. Con la curatela di Federica Bolpagni ed Elena Ledda, in collaborazione con la Klimt Foundation di Vienna, la mostra documenta una produzione copiosa, testimonianza di quell’idea di “opera d’arte totale” perseguita dal Maestro dello Jugendstil, e anticipatrice del concetto di riproducibilità tecnica teorizzato da Walter Benjamin di lì a poco.

Il percorso espositivo si apre con la litografia Amore e l’eliografia La Speranza provenienti dalla Klimt Foundation di Vienna. Seguono Donna con violoncello, disegno originale vergato da Klimt nel 1906-07, e oltre sessanta collotipi selezionati dalle tre cartelle d’epoca Das Werk von Gustav Klimt (Hugo Heller, 1918), Gustav Klimt. Fünfundzwanzig Handzeichnungen (Gilhofer & Ranschburg, 1919) e Gustav Klimt. Eine Nachlese (Max Eisler 1931).

Le cartelle costituiscono oggi un rilevante reperto storico utile a documentare l’aspetto dei dipinti che in seguito andarono perduti, i soggetti prediletti dal pittore, i nomi della committenza e gli apparati testuali che le accompagnano. Tra questi, quasi tutti i dipinti parte della collezione Lederer, ma anche dei Quadri della Facoltà per l’Aula Magna dell’Università di Vienna.

Le tavole esposte mostrano l’iter della produzione klimtiana che, all’adozione di uno stile geometrico, andava affiancando la ripresa di modelli classicheggianti sui quali si innestano elementi orientaleggianti o bizantini per accentuare l’affrancamento dai dettami storicisti. La mostra propone anche alcune edizioni originali della rivista Ver Sacrum (organo ufficiale della Secessione viennese) pubblicate tra il 1898 e il 1902, che contribuirono a riscrivere i dettami della grafica editoriale a livello di progettazione, illustrazione composizione tipografica ed editoriale.