Brescia, 23 giugno 2018 - Il caso dell’abbattimento cinghiali, che ha generato una levata di scudi da parte degli animalisti, con Lac e Lav in testa è arrivato in Procura. E ora rischia di sfociare in guai giudiziari per otto nomi "eccellenti", funzionari e amministratori pubblici. A cominciare dal presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli, seguito dal comandante della polizia provinciale Carlo Caromani, dai suoi ufficiali Dario Saleri e Gianluca Cominini. E ancora: dal funzionario dell’ex ufficio Caccia del Broletto Raffaele Gareri, dall’ex presidente dell’Ambito territoriale di caccia Oscar Lombardi, dai direttori (attuale e precedente) dell’Ufficio territoriale della Regione Giulio Del Monte e Alberto Cigliati. Tutti inquisiti a vario titolo per peculato (appropriazione della fauna selvatica, di proprietà dello Stato), animalicidio, smaltimento indebito di carcasse in centri non autorizzati, inquinamento ambientale.
Non solo. Per sette (escluso solo Mottinelli, l’unico politico) potrebbe scattare la sospensione cautelare dal servizio. Giovedì durante l’interrogatorio si sono difesi davanti al gip, Cesare Bonamartini, che nelle prossime ore deciderà se applicare la misura interdittiva. L’inchiesta riguarda la presunta mala gestione del piano di contenimento dei cinghiali, sprovvisto secondo Procura e carabinieri forestali di autorizzazioni dell’l’Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale, e volto di fatto a favorire il popolo delle doppiette.
A offrire uno spunto, la Lega per l’abolizione della caccia che da mesi denuncia l’assenza di scientificità delle campagne di riduzione a fucilate e ha segnalato la presunta commercializzazione (illecita) della carne degli animali abbattuti, scoperta sulle tavolate delle sagre di paese. Una guerra legale che è sfociata anche in una parziale sponda da parte del Tar di Brescia, con la recente sospensiva del decreto regionale di abbattimenti. In attesa degli sviluppi, gli indagati tacciono.
A parlare per loro è il consigliere del Broletto Diego Peli, delegato alla polizia provinciale: "Siamo fiduciosi, un esame accurato della documentazione farà emergere che abbiamo applicato alla lettera la legge regionale secondo cui impiegare i cacciatori è lecito. Il problema cinghiali a Brescia è più sentito che altrove, siamo bersagliati di richieste d’aiuto ma siamo attrezzati per gestirlo. Ora però anche il Tar ci ha bloccato. Dateci norme più certe".