
di Beatrice Raspa
"Più volte ho avuto paura per la mia vita. Ho lavorato per i servizi segreti. In Bosnia hanno cercato di rapirmi". Parola del pediatra triestino Marino Andolina, sotto processo a Brescia per Stamina Due, l’inchiesta collegata alla contestata cura con le staminali, nel 2015 sfociata in misure cautelari. Coimputati dell’ex braccio destro di Davide Vannoni, il chirurgo plastico bresciano Erri Cippini, Stefano Bianchi con Monica Salvi, Caterina Voldan, i volontari Giacomo Gigliotti e Carmine Scarpa, e il titolare di un laboratorio svizzero, Peter Edward Kellner.
Tutti accusati di associazione, truffa, somministrazione di farmaci imperfetti, perché a detta della Procura dopo lo stop ministeriale di Stamina avrebbero proposto a pazienti con gravi malattie trattamenti a pagamento. Alle loro spalle, una fondazione con sede in Svizzera (‘Gli amici di Raoul’) mai costituita. Le cellule venivano prelevate dal tessuto adiposo di pazienti o familiari con liposuzione e poi infuse a caro prezzo senza autorizzazioni né garanzie in luoghi clandestini, per esempio alberghi. Ieri Andolina ha ammesso di avere eseguito un’infusione alla fine dell’agosto 2014 all’Hotel Fiera, ma di essere stato "contrario" al progetto, che "aveva bisogno di maggior sperimentazione".
"Fu l’associazione a coinvolgermi, i pazienti spingevano per proseguire le cure e io temevo per la mia incolumità, collaboravo con vari corpi di polizia palesi e non " ha detto, glissando sui nomi e dando come riferimento la Serbia e la Georgia. L’imputato si fece "convincere" alla somministrazione, ma "per sicurezza chiesi al laboratorio di preparare solo una soluzione fisiologica. Alla fine non verificai che cosa iniettai. Dopo quella volta chiamai per tirarmi indietro e rinunciare ai soldi".
Le dichiarazioni sulla presunta doppia vita del pediatra hanno fatto alzare il sopracciglio al pm Francesco Carlo Milanesi, che ha fatto una raffica di domande: "Feci il primo trapianto di midollo in Serbia nel ‘94 e seppi che un presidente di uno Stato dell’Est, il quale sa bene chi io sia, trafficava sigarette e aveva 10 milioni in Svizzera. Una volta a Trieste la Polizia mi diede la scorta e mi mandò al poligono per imparare a sparare".
E ancora: "Cenai con un figlio di un colonnello dei servizi serbi e ne ricevetti in cambio dei pizzini con l’elenco dei terroristi islamici. Lo consegnai ai carabinieri di Trieste ma non fu tenuto in considerazione".