FEDERICA PACELLA
Economia

Badanti e colf come fantasmi, in Lombardia impiego in nero per una su due. Le famiglie non reggono i costi

Sesto rapporto dell’Osservatorio Domina: il tasso di irregolarità nel domestico è del 47,1%. Sono “censiti“ 162mila lavoratori, con un calo dell’8% in un solo anno

Sesto rapporto dell’Osservatorio Domina: il tasso di irregolarità nel domestico è del 47,1%. In Lombardia sono “censiti“ 162mila lavoratori, con un calo dell’8% in un solo anno .

Sesto rapporto dell’Osservatorio Domina: il tasso di irregolarità nel domestico è del 47,1%. In Lombardia sono “censiti“ 162mila lavoratori, con un calo dell’8% in un solo anno .

Ci è voluta la sanatoria del 2020 per far lievitare i numeri dei lavoratori domestici regolari. Finito l’effetto della misura per far emergere le irregolarità e della necessità legata al periodo Covid, i dati sono tornati a scendere, ma il sospetto (che è più una certezza) è che il calo non sia reale, ma frutto dell’aumento dei lavoratori invisibili. Lo conferma il sesto rapporto annuale sul lavoro domestico dell’Osservatorio Domina (associazione nazionale famiglie del datore domestico firmatarie del contratto collettivo), presentato al Senato, secondo cui un lavoratore su due, tra colf e badanti, è irregolare. "Il tasso di irregolarità del 47,1% fa impressione se lo confrontiamo con il 9% degli altri settori – ha spiegato Massimo De Luca (nella foto), direttore Osservatorio Domina sul lavoro domestico – ed è un po’ la piaga del nostro settore".

La Lombardia registra 162.227 lavoratori domestici regolari nel 2023 (dati Inps), in calo rispetto al 2022 (-8,1%, a livello nazionale la riduzione è del -7%). La presenza di colf (57,3%) domina quella di badanti (42,7%), ma questa categoria è in deciso aumento (in alcune regioni è già avvenuto il sorpasso); il 30,3% viene dall’Est Europa, il 21,8% dall’Asia, il 20,7% dall’America, mentre solo il 20,1% sono italiani (con una crescita degli uomini). Riguardo alle settimane lavorate, il 52,7% dei lavoratori domestici dichiara di non lavorare più di 50 settimane.

La spesa delle famiglie è di circa 1,6 miliardi all’anno tra stipendio, contributi, Tfr, con un valore aggiunto prodotto di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,8% del Pil regionale. Confrontando i dati provinciali 2022 e 2023, Mantova, Bergamo e Lodi sono quelle che registrano il calo maggiore (-14/15%); Brescia è sopra la media della flessione regionale e nazionale (-9%), con Pavia (-10%), Varese (-9%), Cremona (-12%). Peculiarità regionale è l’alto numero di datori di lavoro stranieri (8%), il più alto, anche se il valore assoluto è in diminuzione. "Il dato da attenzionare – commenta De Luca – è che il tasso di irregolarità sta aumentando, perché il numero di lavoratori scende, ma la domanda aumenta. Tra i motivi dell’irregolarità c’è il fattore economico, perché le retribuzioni, legate al contratto nazionale, aumentano, ma le famiglie non sono imprenditori, pagano con i propri risparmi o con la pensione".