Lo scetticismo di dover prender in mano ago e filo è durato poco, spazzato via dall’entusiasmo di poter creare una bambola di pezza che permetterà di salvare dalla malnutrizione un bambino o una bambina dall’altra parte del mondo. Un’esperienza che dimostra che quando agli adolescenti viene data la possibilità di mettersi in gioco, i risultati arrivano: questo è accaduto all’Iis Perlasca di Idro, estrema periferia della provincia bresciana, che già da anni segue il percorso dell’Unicef e del Mur dedicato alle scuole.
Quest’anno, oltre alle classiche attività, è stato realizzato anche un piccolo laboratorio di pigotte, grazie alle docenti di metodologie operative Ghizlane Fikri e Iolanda Rizzo, alla referente del percorso scuole del comitato di Brescia per l’Unicef, Annina Laffranchi, e alle pigottare. Mariucca Mascadri (ex preside di Vestone) e Mariarosa Marchesi hanno infatti dedicato a studenti e studentesse due ore a settimana da fine settembre a dicembre, per insegnare “l’arte” della pigotta, con uno scambio inter-generazionale all’insegna della solidarietà per i più piccoli.
"Si tratta di un’iniziativa – spiega Rizzo – che è pertinente al nostro percorso di studi, a indirizzo socio-sanitario, perché permette di toccare con mano quello che studiamo sui libri di testo". Realizzare la pigotta è stata, infatti, l’occasione anche per parlare di diritti (negati) dell’infanzia, malnutrizione, accesso alle cure per tutti.
"All’inizio abbiamo visto un po’ di diffidenza – aggiunge Fikri – perché la generazione Z non è più abituata al lavoro manuale. Scetticismo e scoramento sono però passati progressivamente, man mano che si raggiungevano gli obiettivi i ragazzi si sono entusiasmati. Qualcuno ha fatto fatica a staccarsi dalla propria pigotta". Le bambole di pezza saranno, infatti, esposte domani, nel corso dell’Open Day, a disposizione per chi vorrà ‘adottarle’, contribuendo così alla raccolta fondi per i progetti contro la malnutrizione infantile dell’Unicef.
Federica Pacella