di Beatrice Raspa
Andrea Pavarini ha condotto Francesca Fantoni di proposito in un luogo appartato, di sera, poi si è approfittato dei suoi disturbi emotivi e mentali, l’ha brutalmente pestata, violentata e strozzata. Questa la tesi della Procura, che ha chiuso l’inchiesta sull’omicidio di Francesca-Kekka Fantoni, la 39enne di Bedizzole uccisa lo scorso 25 gennaio in un angolo del parco pubblico del paese. Il quadro delineato a carico del giardiniere, compaesano della vittima, 33 anni, è molto pesante. Il pm Marzia Aliatis contesta l’omicidio pluriaggravato dalla crudeltà, dalle circostanze di tempo e luogo – l’orario serale, la zona appartata – e dalla concomitanza con la violenza sessuale.
Il provvedimento di conclusione indagini, notificato nei giorni scorsi all’avvocato della difesa, Ennio Buffoli, e della famiglia Fantoni, Alberto Scapaticci, ricostruisce quella drammatica serata nei dettagli. Pavarini, padre di un bimbo, stando all’accusa ha portato di proposito la 39enne sul retro del parco per abusarla. Le ha strappato gli slip dopo averle calato i pantaloni, divaricato a forza le cosce e "costretta a subire atti sessuali (...) anche con un oggetto in plastica". Un oggetto che si ritiene sia lo stesso che poi è stato ritrovato conficcato nella guancia destra della povera Kekka. Il tutto, appunto, con l’aggravante di avere approfittato di una persona affetta da "oligofrenia di grado medio con disturbi emotivi e invalidità del 74%". E ancora, Pavarini "colpiva Fantoni con pugni e calci al volto provocadole plurime contusioni e fratture anche mediante l’utilizzo di un oggetto in plastica rinvenuto ... nei tessuti molli antistanti il mascellare di destra". Quindi le stringeva con violenza il collo con le mani così da provocare, tra l’altro, la frattura del corno destro dell’osso ioide e la frattura delle lamine tiroidee fino a provocare la morte per asfissia da strozzamento. Detenuto a Pavia, Pavarini ha ammesso l’omicidio ma non il movente sessuale. Per il prof Sergio Monchieri, incaricato di perizia psichiatrica in sede di incidente probatorio, il giardiniere quando ha ucciso era nel pieno delle sue facoltà ed è in grado di stare a giudizio. Per il consulente della difesa, prof, Giacomo Filippini, è il contrario. Sarà battaglia tra periti.