
Il dirigente Pietro Michele Dursi finito nella bufera con gli auguri di Pasqua
Brescia – "Il preside? Non è il paladino della caccia agli assenteisti”. Mentre sui social c’è chi scrive #iostocoldirigente, tra i docenti che lavorano o hanno lavorato nell’Ic Bedizzole non si arresta l’ondata di indignazione per gli auguri sarcastici del dirigente Pietro Michele Dursi, che ha accusato pubblicamente i propri docenti di essere strateghi delle assenze.
“Sentirsi insultati, dopo tutto quello che abbiamo subìto in questi anni, fa veramente male, a noi e a tutto il sistema scolastico”. Queste le parole di uno dei numerosi docenti che ha scelto di esser trasferito a fronte di un clima in cui era difficile trovare la serenità di insegnare (c’è chi ricorda rimproveri animati ai docenti, davanti ai bambini, se il dirigente trovava una cartina appesa in classe durante il Covid, visto il divieto in corso).
“Purtroppo ha sempre gettato discredito sul corpo docente, non solo con gli auguri”. Tra i tanti episodi raccontati, quello di un ordine di servizio per una docente ricordando il dovere dell’insegnante di “fedeltà, diligenza, esclusività, obbedienza”. Il riferimento legislativo, in realtà, riguarda il comportamento per tutti i dipendenti pubblici e non parla né di fedeltà né di obbedienza, bensì di “diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico”.
“In pratica, quasi un regime dittatoriale – commenta un’altra docente, anche lei trasferita – con aggressioni verbali, collegi docenti che finivano con un “decido io", tante umiliazioni per noi maestre”. Indicazioni quali quelle di prendere il caffè solo in piedi alla macchinetta, circolari che stigmatizzano anche solo il poter mangiar qualcosa durante i (lunghi) collegi docenti ha inibito la socialità tra colleghi. Quanto al “guardare l’orologio“, gli insegnanti si chiedono perché il preside abbia, allora, vietato alle maestre di restare a scuola nelle ore buche. “E poi noi siamo i fannulloni?”. In tutta questa “meticolosità“, sembra scomparire l’interesse dei bambini. “Molte associazioni non vogliono più lavorare con la nostra scuola, a fronte dell’inflessibilità del dirigente. Questo significa togliere ai nostri studenti opportunità che, invece, trovano in altre scuole”.