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Benedetta Fugazza
Brescia, 4 febbraio 2020 - Una nave per ripulire gli oceani dalla plastica, guidata da remoto grazie ai dati satellitari e alimentata con energie rinnovabili. Un progetto studiato in circa 48 ore, che, dopo aver convinto la giuria bresciana, è stato inviato direttamente alla Nasa. Non ha superato la finale mondiale, ma per Benedetta Fugazza, studentessa 18enne della 5P del liceo Leonardo, è un risultato al di là delle aspettative. L’occasione per mettersi in gioco, su un tema che le sta a cuore come l’ambiente, gliel’ha offerta la seconda edizione della “Space Apps Challenge”, lanciata proprio dalla Nasa a livello mondiale, a Brescia organizzata da Chiara Chiesa e da Andrea Giannattasio, presidente e vice dell’associazione Interstellars.
"La sfida – racconta Chiesa – si è svolta in contemporanea in 225 città di 79 Paesi. A Brescia hanno partecipato 5 team per un totale di 26 persone. La sfida era di proporre soluzioni open source per affrontare sfide globali ispirate agli obiettivi di sviluppo sostenibile". Il team di Benedetta si è cimentato con una delle emergenze più impellenti, la presenza di plastica negli oceani. "Abbiamo unito diverse competenze – ha raccontato durante la cerimonia al Leonardo durante la quale ha ricevuto l’attestato di galactic problem solver – per proporre una chiatta per pulire gli oceani. Abbiamo previsto che possa funzionare con fonti di energia rinnovabile, che fosse realizzata con materiali specifici resistenti al maltempo ed all’usura. Inoltre, la guida è affidata a dati satellitari, per cui non è necessario che ci sia un equipaggio a bordo". In squadra con Benedetta anche Andrea D’Urso, Andrea D’Amore e Alessandro Crispiels, vincitori del primo premio bresciano a pari merito con il progetto di altri tre giovani, che hanno ideato un sensore portatile per il controllo dell’inquinamento atmosferico. "La mia competenza? La fantasia", sorride Benedetta. "Seguo la Nasa, perché mi piace questo mondo. Cosa voglio fare da grande? L’ingegnere aerospaziale".
Se il progetto bresciano non ha ottenuto il primo premio nella gara globale, è anche vero che l’associazione Interstellars sta lavorando affinché le sfide Nasa non si esauriscano con la competizione. "Da questi progetti potrebbero nascere startup – sottolinea Chiesa – inoltre, restano tutti a disposizione della comunità globale, per cui non è detto che non possano offrire spunti per soluzioni". Del resto, le Challenge servono proprio a questo, ovvero a offrire ai giovani (e non solo) di tutto il mondo la possibilità di mettere la propria creatività per risolvere le grandi sfide. "Le piazze sono piene oggi dei giovani con i Fridays for future – sottolinea Giannattasio –. Questa della Nasa è esattamente l’invito ai giovani a indicare soluzioni che il mondo degli adulti non trova".