Non è bastato il lungo contraddittorio con il Comune di Brescia: ieri al Brescia Calcio sono stati notificati gli avvisi di accertamento per Tasi 2019 e Imu dal 2019 al 2023 per circa 777mila euro. Per la società guidata da Massimo Cellino, si tratta di richiesta del tutto infondata e comunque singolare per vari motivi. "Non si comprende come mai una tale richiesta venga avanzata soltanto oggi nei confronti dell’attuale proprietà senza che mai, prima dell’acquisto del 2017 ad opera del presidente Cellino (e cioè nel periodo 2011-2017), identica richiesta fosse mai stata formalizzata verso i precedenti proprietari", spiega la società in una nota. Inoltre, "pacifica è la giurisprudenza tributaria circa la non debenza del tributo allorché si tratti di bene appartenente al patrimonio indisponibile del Comune e nessuno potrà dubitare che uno stadio sia un bene appartenente al patrimonio indisponibile dell’Amministrazione comunale".
Nelle scorse settimane, la Loggia aveva spiegato che il Brescia Calcio è tenuto al pagamento dell’imposta in quanto concessionario dell’immobile, visto che non è stato stipulato un contratto di locazione. Prima dell’atto di concessione del 2019, il rapporto tra Comune e società era sottoposto ad una regolamentazione diversa, in base alla quale non era dovuto l’Imu. Il Brescia Calcio vuole comunque andare fino in fondo e che si rivolgerà "ad ogni sede giurisdizionale compente così come, suo malgrado, ha già dovuto fare allorché il Comune ha preteso di addebitarle il costo dei servizi della Polizia locale durante le gare casalinghe nonostante che tali servizi fossero stati disposti dal Gruppo operativo sicurezza della Questura".
F.P.