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Giuseppe Perticone di origini siciliane è morto il 3 febbraio Ieri avrebbe compiuto 39 anni
Brescia – Quella accaduta sulle sponde del lago di Garda è una vicenda che genera un profondo dolore per tutti: la famiglia della piccola, e quella di Giuseppe Perticone, il ginecologo di 38 anni di origini siciliane, che si è tolto la vita il 3 febbraio. Ma anche all’interno dell’azienda Ospedaliera di Desenzano in cui lavorava assieme alla moglie, con cui condivideva la professione e la qualifica di dirigente medico. È stata lei a raccogliere le sue preoccupazioni nei giorni successivi il decesso della neonata, e a presentare denuncia quando non riusciva a rintracciare il marito. “Mio marito sta vivendo un momento di sconforto”, aveva detto ai carabinieri di Manerba sul Garda, aggiungendo di averlo visto uscire al mattino, senza più far rientro il pomeriggio, quando avrebbe dovuto trovarlo a casa.
Perticone era nato a Niscemi (Caltanissetta) e proprio ieri, 11 febbraio, avrebbe compiuto 39 anni. Per anni hanno lavorato insieme, prima in Francia e poi a Silandro in provincia di Bolzano, per poi approdare a Desenzano del Garda e trovare casa sulle sponde del Benaco, in provincia di Brescia. La sua Sicilia l’aveva lasciata per iscriversi alla Facoltà di medicina di Perugia, dove si era laureato e specializzato in Ginecologia e Ostetricia. Nel suo curriculum anche le esperienze cliniche all’estero, tra la Francia e Bruxelles. La professione lo aveva portato prima a Merano, dove aveva abitato insieme alla moglie. Sono molte le immagini del profilo Facebook che li ritraggono, sorridenti, insieme. Quindi il trasferimento sul lago di Garda, nella casa da dove l’altro giorno è partita la telefonata alle forze dell’ordine della moglie.
Nella stessa zona vive la coppia italiana, di origini albanesi, che ha perso la figlioletta: la prima e tanto attesa. Il legale della famiglia, l’avvocato Giulio Soldà, ha chiesto per loro il massimo riserbo. “Tutti gli atti – ha spiegato il legale – sono secretati. La vicenda è estremamente delicata e quindi i genitori della bimba vanno lasciati tranquilli. Stanno soffrendo molto e cercando di reagire”.
La coppia è giovane, entrambi sono imprenditori. Sono noti e benvoluti dove abitano e dove stanno costruendo la loro famiglia. Perdere la primogenita è per stata per loro una tragedia andata al di là di quanto potessero immaginare. La mamma fisicamente sta bene, non ha avuto conseguenze, ma per metabolizzare quanto accaduto le servirà tempo e aiuto. Moglie e marito non sapevano che uno dei medici dello staff si era tolto la vita tre giorni dopo il parto. “Sia io che loro – ha commentato l’avvocato Soldà – abbiamo saputo di questo fatto solamente ieri mentre andavo al giuramento per l’autopsia”. Anche dall’Asst Garda, cui fa capo l’ospedale di Desenzano del Garda non vengono rilasciate dichiarazioni. “C’è un’indagine in corso” è stato l’unico commento.
Dal punto di vista giudiziario, le due indagini aperte a Brescia e a Trento procedono parallele, in attesa di capire se i due fatti hanno avuto una effettiva correlazione. Tutto il personale sanitario la cui firma comparivano sulla cartella clinica – tre ginecologi, tre anestesisti, due pediatre e due ostetriche – iscritti sul registro degli indagati come atto dovuto, nel frattempo hanno ricevuto gli avvisi per la fissazione dell’autopsia sulla bimba, che sarebbe andata incontro a gravi problemi respiratori immediatamente dopo la nascita. Ma non il 38enne che nel frattempo, prima ancora di ricevere l’avviso di garanzia, si era tolto la vita dopo aver raggiunto la Val di Non, gettandosi da un ponte. A Trento, la Procura sta cercando di capire se esiste un nesso tra la drammatica scelta del medico e le ricerche che aveva fatto sulla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa di 32 anni in servizio all’ospedale di Trento sparita il 4 marzo 2021, unico elemento a fronte della totale assenza di qualunque altra spiegazione.