È stato condannato a otto anni di carcere per corruzione in atti giudiziari il commercialista e giudice tributarista Donato Arcieri. Il professionista non si è astenuto da un procedimento tributario che vedeva imputato un cliente del suo studio e avrebbe accettato una tangente da 160mila euro per risolvere a suo favore un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate. Il tribunale di Brescia ha confiscato l’intera somma e altri 160mila euro dovranno essere versati al ministero dell’Economia e delle Finanze a titolo di risarcimento danni.
Secondo la pubblica accusa, Arcieri avrebbe “deliberatamente ignorato il proprio ruolo di giudice tributario” e “leso l’immagine di autonomia e indipendenza della magistratura” oltre ad aver “minato la credibilità della giustizia”. Nell’ambito dello stesso processo è stato condannato a cinque anni e quattro mesi Luigi Bentivoglio, l’imprenditore accusato di aver corrotto il giudice.
Gli avvocati di Arcieri, Giuseppe Fornari e Giuseppe Spagnolo, hanno già annunciato di voler impugnare la sentenza in appello. “Faccio un’eccezione rispetto alla normale prudenza che mi muove – ha dichiarato Fornari – nel commentare le sentenze prima che siano depositate le motivazioni, per evidenziare come già la sola lettura del dispositivo dia precisa contezza di come i pur esperti Giudici di primo grado del Tribunale di Brescia abbiano emesso una sentenza sbagliata. Ciascuno infatti può capire come la condanna oggi inflitta alla pena detentiva unitamente a quella al risarcimento dei danni nei confronti dell’Arcieri per la somma di 160mila euro per aggiustare una sentenza tributaria del valore di 122 mila euro, sia frutto di un errore di valutazione delle prove emerse nel corso del dibattimento e faccia a pugni con la logica”.