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Brescia, l’avrebbe uccisa dandole fuoco: "Ma non sa ancora che è morta"

Carabinieri

È ancora ricoverato al Civile, in attesa di un intervento chirurgico che gli ricostruisca i tessuti delle braccia e delle mani ustionate. Abderrahin Senbel, 55enne del Marocco arrestato con l’accusa di aver dato fuoco alla moglie al culmine di una lite in casa, non sa ancora che Mina Safine, connazionale di 45 anni, domenica scorsa è morta in ospedale, al Gaslini di Genova. E che il decesso ha aggravato la contestazione a suo carico, da tentato omicidio a omicidio.

"Domani (oggi, ndr) lo vedrò con il supporto di un interprete e glielo comunicherò – spiega l’avvocato Luigi Farriello, che lo assiste –. Ne sarà sconvolto, era molto preoccupato per le condizioni di salute della compagna".

Stando alla ricostruzione accusatoria, marito e moglie, lui addetto alle pulizie, lei badante, nessun figlio, entrambi all’apparenza integrati, domenica 20 settembre avevano avuto un violento diverbio nel loro appartamento al 7° piano di un palazzo in via Tiboni in città. I vicini, dopo avere sentito urla e trambusto, avevano visto fumo e fiamme, e i coniugi avvicendarsi sul balcone per chiedere aiuto.

I pompieri avevano trovato Mina Safine in corridoio avvolta dal fuoco. Contorcendosi dal dolore, prima di entrare in coma, aveva puntato il dito contro il marito, rimasto a sua volta ferito non gravemente.

Nell’abitazione sono stati trovati i resti sciolti di una tanica di alcol, che per l’accusa l’uomo ha usato per appiccare l’incendio alla casa e alla moglie. Poco prima di essere fermato Senbel aveva reso dichiarazioni spontanee, negando qualsiasi responsabilità e litigio con la moglie. La donna a suo dire soffriva di depressione ed era intenzionata a farla finita. Davanti al gip ha fatto scena muta.B.Ras.