BEATRICE RASPA
Cronaca

Il processo per i veleni sversati alla Caffaro di Brescia, il consulente del pm: “Fabbrica fonte di cromo”

La Procura imputa alla gestione un clamoroso caso di disastro ambientale. Nelle acque sotterranee c’erano clorati pari a 650mila mg/l a fronte di una soglia limite di 250mila

Febbraio 2021: i carabinieri mettono sotto sequestro la ditta Caffaro per inquinamento ambientale

Febbraio 2021: i carabinieri mettono sotto sequestro la ditta Caffaro per inquinamento ambientale

Brescia, 31 gennaio 2025 – Nel gennaio 2021, sebbene la fabbrica fosse ferma da un paio di anni, nelle acque sotterranee c’erano clorati pari a 650mila mg/l a fronte di una soglia limite di 250mila: ben oltre il doppio del consentito. È emerso ieri al processo nei confronti dei dirigenti di Caffaro Brescia srl - Antonio Todisco, Alessandro Quadrelli, Alessandro Francesconi e Vitantonio Balocco - l’ultima società che ha gestito il polo chimico di via Milano, un tempo produttore dei cancerogeni Pcb e dagli anni ‘80 di pastiglie di cloro fino allo stop imposto nel 2019 dalla Provincia (che di recente ha anche individuato Caffaro srl quale responsabile dell’inquinamento da cromo nell’ambito della procedura di bonifica avviata). La Procura imputa alla gestione un clamoroso caso di inquinamento e disastro ambientale. Ieri ha preso la parola il funzionario Arpa Rocco Bortoletto, consulente della Procura sentito anche in qualità di teste in merito agli esiti di un campionamento proseguito anche dopo la consulenza 2020.

La prova delle analisi

“L’analisi delle acque sotterranee e dei suoli con piezometri interni ed esterni ha evidenziato un incremento di cromo esavalente anche dopo la dismissione: nel gennaio 2021 era 425mg/l - ha dichiarato Bortoletto - Nell’ottobre 2024 fu inserita la ricerca dei clorati e si è individuato un pennacchio superiore al limite dei 250mila mg/l esteso per 2,5 km a sud della fabbrica. La contaminazione non proviene da monte, dove i valori sono inferiori. Considerando la velocità di scorrimento dell’acqua di falda, riteniamo quel pennacchio sia una fuoriuscita da Caffaro di 10 anni. Non ci sono altre fabbriche che possano aver prodotto quei clorati”.

Efficacia limitata

E ancora: “Con l’avvio delle attività di bonifica, sono stati analizzati anche i terreni interni. La contaminazione delle acque si dirige dal reparto clorato al pozzo 2, dove c’è un cono depressivo. Nei suoli è stato rilevato un picco di 100 mg/kg di cromo e clorati per decine di migliaia di ml/l. La sorgente del cromo è il reparto. Non si può escludere che parte dell’inquinamento preesistente ma in ragione dell’elevata mobilità dei clorati riteniamo vi sia stato un contributo recente”. Quanto alla barriera idraulica contro i veleni, “nei flussi sotterranei ha dimostrato di funzionare, mentre al livello superficiale l’efficacia è limitata”.