Risarcimenti ma non per i cittadini che, in gran parte, abitano fuori dal perimetro del Sin Caffaro di Brescia. Dopo la notizia dell’arrivo del risarcimento di 453 milioni di euro da parte della multinazionale LivaNova, società nata da Sorin Spa, in cui sono confluiti anche utili e profitti derivati dall’attività della Caffaro di via Nullo a Brescia, il Comitato popolare contro l’inquinamento zona Caffaro frena gli entusiasmi. "Se anche i soldi arrivassero – spiega Guido Menapace – è molto improbabile che saranno destinati ai cittadini che abitano fuori dal perimetro del Sin, che sono quasi i 2/3 del totale delle vittime dell’inquinamento della Caffaro, con orti e giardini inquinati dagli sversamenti". In realtà, è molto difficile che siano destinati direttamente anche a quelli che abitano dentro il perimetro del Sin, perché la quota dovrebbe finire direttamente nelle casse del ministero dell’Ambiente, a copertura degli investimenti fatti per la bonifica.
La sindaca Laura Castelletti si è espressa, chiedendo ufficialmente che i fondi siano destinati a Brescia, come risarcimento. Una destinazione potrebbe essere quella del risanamento delle aree private. "Ma il Comune avrebbe dovuto attivarsi già da tempo - sottolinea Menapace – per capire quanti e quali sono le aree verdi interessate dall’inquinamento al di fuori del perimetro Caffaro. Se nessuno sa quanti sono gli orti e i giardini inquinati al di fuori del perimetro Caffaro, che si ferma in concomitanza con la linea ferroviaria Milano-Venezia, e quanto sono inquinati quali saranno i criteri adottati?". Secondo il Comitato, sono almeno 13 i terreni su cui è stato registrato un superamento dei limiti industriali per Pcb e diossine, "ma spesso i cittadini interessati nemmeno lo sanno".
Di questi temi si parlerà domani nell’assemblea pubblica organizzata in via Villa Gori 13, a Brescia. Interverranno Marino Ruzzenenti, storico dell’ambiente che contribuì a scoperchiare il caso Caffaro, e Laura Mara, avvocata di Medicina Democratica, che parlerà dei percorsi possibili di tutela sul piano civile dei diritti dei cittadini inquinati. "Proveremo a capire cosa ne è dei diritti dei cittadini vittime dell’inquinamento del sito di via Nullo che non rientrano nel perimetro del Sin – aggiunge Menapace –. La strada è difficile, nell’incontro che abbiamo avuto nei mesi scorsi col commissario, quest’ultimo ci ha detto chiaramente che il suo mandato è di occuparsi prettamente del sito industriale. Un’alternativa può essere la class action, ma nel corso dell’assemblea si chiariranno molto dubbi".