Brescia - Il reinserimento dei detenuti nella società dovrebbe essere il fine ultimo della pena, ma come si fa se prima non si risolvono “problemi primari“ come quello del sovraffollamento? È la domanda con cui il XVIII rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione obbliga a confrontarsi. Nel 2021, il tasso ufficiale medio di affollamento, a livello nazionale è stato del 107,4%, ma la Lombardia supera la media con il 129,9%. Tra gli istituti, alcuni (tutte case circondariali) presentano tassi di affollamento analoghi a quelli che si registravano al tempo della condanna dell’Italia da parte della Commissione Europeo dei Diritti dell’Uomo. In particolare, a Brescia va la maglia nera con il 185% al “Nerio Fischione“ (Canton Mombello); male anche il “Don Fausto Resmini“ di Bergamo e Busto Arsizio con un tasso medio del 165% e Varese con il 164%. Dati, evidentemente, molto lontani dalla media nazionale.
La fotografia del 2021 è destinata ad essere replicata nel 2022. I dati del ministero della Giustizia, aggiornati al 30 aprile, rilevano che in tutti gli istituti lombardi si registrano presenze superiori alla capienza regolamentare: al “Nerio Fischione“ di Brescia sono ad esempio 334 su 189, a Bergamo 552 su 315. Le ragioni sono molteplici: c’è un tema di strutture e vetustà degli edifici e di aumento di fattispecie di reati per cui è previsto il carcere.
C’è poi la questione delle misure alternative, che nel complesso sono aumentate, ma che sono applicate più facilmente a persone che sono all’esterno del carcere in attesa di eseguire la propria condanna.
Gli stranieri sono particolarmente penalizzati su questo fronte, per il minore legame con il territorio di appartenenza e la minore disponibilità di risorse quali l’abitazione o l’attività lavorativa. Il sovraffollamento, insieme alla presenza di detenuti psichiatrici, è all’origine anche dei disordini che proprio al “Nerio Fischione“ si sono registrati nelle ultime settimane.
«Dopo i disordini e la manifestazione sindacale sono stati trasferiti oltre 10 detenuti – spiega Calogero Lo Presti, coordinatore regionale Fp Cgil -. Ma il problema persiste dal momento che il Provveditorato assegna, a Brescia, detenuti psichiatrici e che si sono resi responsabili di disordini in altre carceri. Quindi, il problema c’è e rimane. A mio avviso dovrebbe essere la politica ad intervenire con delle modifiche legislative sulla detenzione ma anche che garantiscano maggiore sicurezza nei confronti della polizia penitenziaria all’interno delle carceri. Questi lavori oggi sono la parte soccombente in un ambiente ormai abbandonato a se stesso, dove i poliziotti vengono insultati, minacciati e persino aggrediti".