BEATRICE RASPA
Cronaca

Cliniche clandestine in casa: scoperte false estetiste

Prezzi bassi per interventi di chirurgia o trattamenti: sono accusate di esercizio abusivo della professione ed evasione fiscale

Le indagini dei finazieri sono ancora in corso

Le indagini dei finazieri sono ancora in corso

Proponevano interventi di chirurgia estetica a prezzi stracciati. Uno specchietto per le allodole molto allettante per un numero crescente di clienti pronte a qualsiasi cosa, compreso il rischio di affidarsi a mani sconosciute. Peccato che i sedicenti medici estetici non avessero la benché minima autorizzazione a esercitare e che tutto fossero appunto fuorché medici estetici. Si parla di due signore romene, titolari di altrettanti laboratori abusivi di medicina estetica che avevano impiantato all’interno delle rispettive abitazioni in Valcamonica, uno a Pisogne e l’altro a Costa Volpino, in provincia di Bergamo. I due centri sono finiti nel mirino della Guardia di Finanza di Breno che, supportata dai colleghi bergamaschi, è partita approfondendo la massiccia pubblicità su Facebook e Instagram, facendo leva appunto sull’accessibilità economica dei trattamenti. Nelle abitazioni-cliniche i fianzieri hanno scoperto che tra le quattro mura domestiche venivano regolarmente eseguite iniezioni sottocutanee di botulino, praticati filler e punturine ringiovanenti all’acido ialuronico, il tutto senza alcun controllo e senza abilitazioni. In pratica le due donne, sotto indagine per esercizio abusivo della professione medica e per reati fiscali, avevano aperto in casa vere cliniche abusive, mettendo a repentaglio la salute dei propri avventori, spesso giovanissimi, anche ventenni. Sotto sequestro sono finiti strumentazioni e attrezzi utilizzati senza sterilizzazioni, sostanze mediche, flaconi di liquidi sconosciuti. In un frigorifero addirittura una delle indagate conservava confezioni di adrenalina, il medicinale da iniettare in emergenza in caso di shock anafilattico. Ma non è tutto: le finte dottoresse lavoravano senza partita Iva, in ‘nero’, dunque, evadendo le tasse. L’indagine continua. Anche per rintracciare eventuali clienti danneggiati.

B.Ras.