Con i riscaldamenti accesi ecco le prime zone rosse

A Mantova, Lodi e Pavia le aree con alte concentrazioni di particelle tossiche

Con i riscaldamenti accesi ecco le prime zone rosse

Il particolato fine è prodotto da traffico, industrie e combustioni in generale

Con l’arrivo del freddo e l’accensione del riscaldamento, concesso in molti comuni, iniziano a registrarsi le prime zone rosse soprattutto per il Pm2,5: ieri la mappa della qualità dell’aria di Arpa Lombardia segnalava un paio di zone gialle e rosse, dove le concentrazioni erano rispettivamente tra 20 e 25 microgrammi/mc e tra 25 e 50 nella zona di Mantova, Lodi e Pavia. I valori suggeriti dall’Oms, a cui ora gli stati europei dovranno puntare entro il 2030 (o 2040 se ci sono le condizioni per le deroghe, come in Pianura Padana) sono di 5 come valore medio annuale (ora è 10) e di 15 microgrammi/mc sulle 24 ore, rispetto agli attuali 25. Allo stesso modo, il Pm10 dovrà passare dai 50 microgrammi/m3 di media giornaliera attuali ai 45 raccomandati dall’Oms; la media annua dovrà scendere da 40 a 15.

"La salute non ammette deroghe – è il commento di Danilo Scaramella, presidente di Legambiente Brescia – bisogna essere il più rapidi possibile nell’applicare le misure strutturali per abbattere le concentrazioni di inquinanti nell’aria. Siamo assolutamente contrar a qualunque deroga che possa ritardare il raggiungimento dei limiti previsti dall’Oms".

Va detto che negli ultimi anni c’è stato un leggero miglioramento della qualità dell’aria in Lombardia. Secondo la relazione annuale di Arpa, il 2023 è stato il migliore da quando sono iniziate le misurazioni stando ai limiti vigenti (tutt’altro discorso sarebbe se ci fossero i limiti Oms). Tutti negli standard i valori del Pm2.5; per il Pm10 viene superato nel 30% delle stazioni in numero di giorni concessi di superamento del limite delle concentrazioni, ma la percentuale è più che dimezzata rispetto al 66% del 2022. Una situazione più stabile per l’ozono con superamenti diffusi degli standard normativi, seppure con una riduzione del numero di episodi acuti. Il punto è che questi miglioramenti sono probabilmente attribuibili a condizioni meteorologiche più favorevoli rispetto ad altre annate che si sommano a una progressiva riduzione delle emissioni: fondamentale intervenire per migliorare al di là del meteo.

Federica Pacella