
A destra Pierantonio Tremolada a una veglia interreligiosa per la pace nella chiesa di San Francesco
"Pericoloso aprire la gara a chi conta di più". Questo il rischio, secondo l’assessore ai Servizi sociali Marco Fenaroli, che ci sarebbe dietro la proposta avanzata dalle minoranze di istituire una consulta delle religioni, per favorire il dialogo. Sul tema già il Consiglio comunale si era espresso in occasione di una mozione, con il voto contrario della maggioranza. Ieri, la commissione congiunta per discuterne. "La proposta – ha ricordato Paolo Fontana, Forza Italia – nasce dal confronto con religioni e culture che ci sono in città, secondo cui c’è bisogno di un processo di integrazione maggiore di quanto si faccia adesso". Fenaroli ha ricordato che Brescia non è all’anno zero, visto che c’è un patto interreligioso che dà vita a momenti di preghiera comune, un’associazione (Dosti) con le otto confessioni maggiori, oltre che la Consulta per la pace, a cui ciascuna associazione anche religiosa può chiedere di partecipare.
"Abbiamo 140 nazionalità diverse. Non può essere il Comune – ha sottolineato l’assessore – a scegliere chi rappresenti ad esempio i musulmani, ignorando che ci sono profonde differenze tra la moschea di via Corsica e i pakistani, così come tra ortodossi russi e ucraini. Meglio un meccanismo aperto, come ad esempio l’adesione alla consulta per la pace, piuttosto che aprire la gara a chi conta di più". Uno strumento ad hoc, invece, sarebbe necessario per le minoranze. Per Massimiliano Battagliola (civica Rolfi), "alcune religioni dialogano difficilmente fra di loro, per questo chiediamo la consulta". "Un franco dialogo sulla fede" aggiunge Nini Ferrari (FdI). F.P.