
Due frame del video dei cori razzisti dei bambini dell'oratorio di Ghedi, censurati per tutelare la privacy dei minori
Ghedi (Brescia) – Dispiaciuti per quanto accaduto e pronti a mettersi al servizio della comunità già in questo fine settimana, nella festa della Croce Rossa. “Lo sbaglio è stato grave, i ragazzi lo hanno capito, ma l’oratorio non li abbandona”. Così don Alberto Boscaglia, curato a guida dell'oratorio di Ghedi, è tornato sulla vicenda del video diventato virale col coro “Vesuvio erutta tutta Napoli distrutta” dei ragazzini delle scuole medie, remake del brano “Freed From Desire” usato negli stadi.
"In questi giorni ho ascoltato le due coordinatrici, gli animatori e alcuni ragazzi del nostro Grest medie. Ho preferito il silenzio alla gogna mediatica per tutelare la verità, ciascuno di loro e il nostro Oratorio. Ho pregato”. Don Alberto racconta nei dettagli i fatti. “Venerdì sera (30 giugno, ndr) la pioggia non ha permesso di svolgere all’aperto il nostro spettacolo di fine Grest medie: ci siamo rifugiati nel teatro Gabbiano, contiguo all’Oratorio. Al termine della serata io e le due coordinatrici abbiamo fatto uscire i quattro gruppi uno alla volta (animatori minorenni e ragazzi) dal retro palco direttamente nel cortile dell’Oratorio, invitando i genitori a uscire dalla sala nel parcheggio e rientrare in Oratorio dall’ingresso principale, così da potersi salutare al coperto e riabbracciare i propri figli. I 39 secondi del video (filmato e messo in rete da una ragazza) che riportano il brutto inno (intonato da due ragazzi e cantato un po’ da tutti sia del nord che del sud) sono forse gli unici in tutto il Grest durante i quali ha coinciso l’assenza mia, delle coordinatrici e dei genitori”.
In rete purtroppo gira un altro filmato, sotto un tendone in pieno giorno con l’inno amplificato, ma non c’entra nulla con Ghedi. "A dire il vero, nel 'nostro' video si vede che una delle coordinatrici (quella dai capelli rossi) arriva dopo pochi secondi e tenta senza successo di far scendere i ragazzi dalle panche. Cinque genitori sullo sfondo (i primi ad arrivare dall’ingresso) cercano dove sia il loro figlio. Ci sono anche sei animatori (su trenta totali) dei quali due ballano e cantano uscendo sul “la la la” finale. Alcuni tra gli adulti presenti e tra i sei animatori non erano a conoscenza di questo inno. Al termine dell’inno (e del video) alcuni animatori e ragazzi sono stati richiamati: non è vero quindi che nessuno ha detto nulla, anche se tardivamente. Io ero ancora in teatro a sistemare, mentre avrei dovuto essere lì. Ho espresso il mio personale dispiacere e disapprovazione, oltre che le scuse, ai giornalisti che mi hanno contattato. Non è questo che insegniamo ai ragazzi. Ho ribadito alla stampa che a Ghedi c’è tanto bene che non fa notizia, e una forte condivisione e amicizia tra chi proviene per lavoro da ogni parte dell’Italia. Nel suo piccolo, la comunità educativa dell’oratorio ne è segno”.
Nel confronto con gli animatori (adolescenti tra i 15 e i 17 anni), don Alberto ha ribadito che lo sbaglio è stato grave. "Il male agisce proprio quando uno lo sottovaluta o non lo conosce (il diavolo è il mentitore per eccellenza!). Vivere con superficialità nel linguaggio e nei gesti non porta mai a cose buone. Mi sono sembrati all’inizio sorpresi, poi sinceramente dispiaciuti, oltre che un po’ impauriti. Uno sbaglio grave che fa tanto male all’Oratorio per tutti i commenti cattivi che sta ricevendo (da chi non lo conosce): nel leggerli si sono resi conto di quanto hanno fatto, scusandosi e dispiacendosi. Soprattutto chi di loro è di origine napoletana ha sofferto tanto per alcuni commenti di napoletani non ghedesi”.
Don Alberto ha invitato gli animatori a darsi da fare fin da questo fine settimana mettendosi al servizio della comunità (festa della Croce Rossa) e a frequentare da settembre il cammino di gruppo preparato per loro. "Ho detto loro che l’oratorio non li abbandona. Che loro sono l’oratorio. E che se vorranno fare gli animatori al Grest il prossimo anno, dovranno meritarselo più degli altri. Ho detto loro che dopo dagli sbagli ci si può rialzare, e che è meglio che questa cosa non sia passata sotto silenzio: oltre a un sano bagno di umiltà per tutti, ci dà l’occasione per riflettere e migliorare. Ho detto loro che io e i loro genitori vogliamo loro bene, anche se ci hanno fatto arrabbiare. Ho detto loro grazie per l’immenso bene che hanno fatto in queste settimane. Perché il Grest medie è durato 432.000 secondi, non solo quei 39 quando il Grest medie era già finito”. A chiudere il lungo post, il video con immagini di momenti positivi e costruttivi delle attività. “Ogni commento e giudizio, lasci ora il posto all’impegno educativo e alla speranza”.