REDAZIONE BRESCIA

Covid, archiviata inchiesta per Conte e Speranza. Per i giudici il fatto non sussiste

La decisione del tribunale dei ministri: “Manca la prova che i 57 decessi dell’imputazione siano da legare alla mancata zona rossa in Bergamasca”. Delusi i familiari delle vittime

Giuseppe Conte e Roberto Speranza

Giuseppe Conte e Roberto Speranza

Brescia, 7 giugno 2023 – Il tribunale dei ministri a Brescia ha archiviato le posizioni dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza indagati nell'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana. La decisione arriva dopo che la procura di Brescia aveva chiesto l'archiviazione e dopo che i due politici indagati si erano difesi davanti ai giudici.

Tribunale dei ministri: “Il fatto non sussiste”

In particolare, i giudici del tribunale dei ministri - tutti civilisti, con la presidente Maria Rosa Pipponzi presidente della sezione Lavoro - hanno accolto la richiesta di archiviazione per Conte e Speranza "perché il fatto non sussiste”, sposando così la linea della Procura di Brescia che aveva sollevato una serie di ragioni e di fatti che hanno smontato l'ipotesi accusatoria dei colleghi di Bergamo.

"Manca la prova dei morti senza zona rossa”

“Va innanzitutto detto – si legge nel provvedimento con cui il Tribunale dei ministri dispone l’archiviazione – che agli atti manca del tutto la prova che le 57 persone indicate nell'imputazione, che sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa” ai comuni di Alzano Lombardo e  Nembro, nella Bergamasca, “rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero state se fosse stata attivata la zona rossa”.  

Nel provvedimento i giudici scrivono che “la contestazione dell'omicidio colposo in relazione alla morte delle persone indicate in imputazione si basa (...) su una mera ipotesi teorica sfornita del ben che minimo riscontro”. L'affermazione si fonda sul fatto che, per i giudici, Andrea Crisanti, il microbiologo e consulente dei pm, “ha compiuto uno studio teorico ma non è stato in grado di rispondere” sul “nesso di causa tra la mancata zona rossa e i decessi”.

Conte informato dopo 2 marzo: “Irragionevole l’immediata zona rossa”

Per quanto riguarda Conte, all'ex premier veniva contestata dalla Procura di Bergamo la mancata istituzione della zona Rossa nella Bergamasca ad Alzano e Nembro. Ma visto che "non risulta che il Presidente del Consiglio Conte, prima del 2 marzo 2020, fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, stando all'imputazione” lui “avrebbe dovuto decidere, circa l'istituzione della zona rossa” il giorno stesso. E secondo il tribunale dei Ministri “si tratta, evidentemente, di ipotesi irragionevole”.

L’ex ministro “non ha indotto omissioni”

In particolare, sulle contestazioni mosse all'ex ministro Speranza, archiviando la sua posizione, il tribunale dei ministri di Brescia scrive che “le omissioni e i ritardi descritti dalla nota di trasmissione della Procura di Bergamo riguardano attività amministrative, distinte dalle funzioni ministeriali di indirizzo politico-amministrativo, di esclusiva pertinenza del segretario generale del Ministero della Salute e delle Direzioni generali. Al ministro della Salute era preclusa qualsiasi ingerenza nello svolgimento di tali attività. Non è stata ipotizzata, e non è comunque ravvisabile negli atti di indagine compiuti - prosegue il tribunale -, alcuna interferenza del ministro nell'attività degli organi burocratici ai quali spettava la funzione di amministrazione attiva. In particolare, non risulta che egli abbia indotto i dirigenti ministeriali a ritardare od omettere le azioni di sorveglianza epidemiologica, di sanità pubblica, di verifica delle dotazioni dei dispositivi medici e delle risorse necessarie a contrastare la diffusione virale nonché a curare i pazienti e, infine, di formazione del personale sanitario”.

Speranza: “È emersa la verità”

Si dice "molto sollevato” Roberto Speranza dalla decisione del Tribunale dei Ministri di archiviare la sua posizione e quella dell’ex premier Conte nell’inchiesta  sulla gestione della pandemia. “Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e oggi è emersa la verità” scrive l'ex ministro su Facebook. “L'Italia, pur tra mille difficoltà e colpita per prima in Occidente - aggiunge - ha dimostrato durante l'emergenza Covid di essere un grande Paese. Personalmente ho fatto davvero tutto il possibile in quei giorni terribili per difendere la salute degli italiani”. 

Parenti vittime: “Archiviazione è schiaffo a tutti noi”

Delusi e amareggiati i familiari delle vittime del Covid 19 dell'Associazione Sereni e sempre uniti. "Ancora una volta ci è stato negato di poter conoscere la verità sulla morte dei nostri cari e di migliaia di persone che, come emerso dalle risultanze della coraggiosa indagine della Procura di Bergamo, si sarebbero potute salvare. Questa archiviazione è uno schiaffo in faccia a tutti noi e all'Italia intera che si merita un sistema politico e di giustizia più trasparente. Siamo intransigenti con quanto fatto dalla Procura di Brescia e dal Tribunale dei Ministri: l'archiviazione è un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l'ennesimo in un'Italia corrosa dall'omertà contro cui ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile" commentano. "Siamo amareggiati per la decisione che va in senso opposto alle risultanze cui era pervenuta la Procura di Bergamo dopo tre anni di indagini - aggiunge Consuelo Locati, del team legale dei familiari -. Attendiamo di conoscere le  motivazioni addotte a fondamento della richiesta".