Dietro il crac del marchio Carnevali, storico negozio di abbigliamento bresciano di alto livello fallito nel novembre 2017, per la procura c’è una bancarotta fraudolenta di oltre 60 milioni, che i vertici del gruppo avrebbero distratto sottraendoli apposta ai creditori. Ieri il caso è approdato davanti al gup, Elena Stefana. E il giudice, al termine dell’udienza preliminare, ha disposto due rinvii a giudizio e un patteggiamento. Imputati sono Federico Bani Carnevali, già presidente dell’azienda dall’aprile 2003 al febbraio 2018 e poi consigliere delegato della Carnevali spa, con gli ex consiglieri Carlo Carnevali e Francesco Bani.
I primi due affronteranno il dibattimemento dal 16 novembre prossimo. Francesco Bani, invece, nei cui confronti è stata riconosciuta la semi-infermità mentale per un problema di salute, ha patteggiato un anno e due mesi (pena sospesa con la condizionale). Stando alla ricostruzione del pm Teodoro Catananti, dopo il fallimento del negozio i gli ex proprietari avrebbero svuotato l’azienda distraendo 43 milioni "quale valore dell’intero compendio immobiliare – negozi, box, uffici, terreni, ville - in conseguenza della scissione parziale con la società Germolians Real Estate con perdite di ricavi da affitti e oneri aggiuntivi a titolo di affitit passivi da riconoscere al nuovo proprietario". Contestata ai tre anche la distrazione di altri 16 milioni. Gli imputati ora potranno difendersi a dibattimento. Nel 2018 Carnevali era stato oggetto di rilancio da parte dei cinesi del gruppo Aumai, che avevano rilevato l’attività, ma il tentativo era naufragato in capo a un anno. B.Ras.