MILLA PRANDELLI
Cronaca

Cyberbullismo, quei “bravi ragazzi” potenziali criminali

Nel Bresciano si verificano due casi di cyberbullismo alla settimana. Il colonnello Piccinni: "ll confine tra web e realtà è diventato labile"

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Nel Bresciano sono attivi diversi progetti contro il cyberbullismo sia alle elementari sia alle medie: eppure si verificano due episodi alla settimana. Molti casi nemmeno emergono e non vengono denunciati alle forze dell’ordine – nonostante dal 2017 sia in vigore la legge nr. 71 che disciplina la specifica materia – per cui il fenomeno risulta profondamente sottostimato. Non solo: il cyberbullismo risulta in crescita, complici la sempre maggiore diffusione dei telefonini con connessione Internet, l’età che diminuisce per dotare i figli di smartphone e i social network, che creano fenomeni di massa. Questo tipo di violenza colpisce, solo in Italia, circa il 15% dei ragazzi. Inoltre, secondo uno studio della ong internazionale Bullismo Senza Frontiere, in Italia 7 bambini su 10 subiscono ogni giorno una qualche forma di bullismo e cyberbullismo.

«Il ragazzo della porta accanto, il liceale modello, il proprio figlio tranquillo potrebbero in realtà essere potenziali criminali o cyberbulli. Sovente sono quegli stessi “bravi ragazzi“ che, secondo genitori e insegnanti, utilizzano la Rete per studio o per il gaming e invece vivono sul web una seconda vita in maniera imprudente, che finisce spesso per essere motivo di seri guai legali". Lo spiega nel suo ultimo libro “Web, social community e cyberbullismo. Focus su ruolo e obblighi giuridici di genitori e docenti“ il tenente colonnello delle Fiamme Gialle Mario Leone Piccinni, uno dei massimi esperti italiani di investigazioni informatiche e cyberbullismo, autore di numerose pubblicazioni e da qualche tempo operativo a Brescia. Per i minori e spesso non solo per loro, il confine tra web e realtà è labile. Lasciare navigare online un minore senza controllo o in assenza della supervisione di un adulto equivale a lasciarlo senza controllo in una via di una qualsiasi delle nostre città.

«Oggi ragazze e ragazzi, senza tener conto delle possibili conseguenze, prendono parte a giochi online e a sfide estreme – rimarca Piccinni, forte di quattro lauree, collaborazioni con università ed enti di ricerca – Si tratta di un metodo per appurare fin dove giungono i propri limiti". Piccinni scrive che "i ragazzi della Web Generation sono arrabbiati con gli adulti, non li ascoltano in quanto non li reputano credibili e autorevoli, appaiono isolati dal mondo che li circonda anche quando sono tra le mura domestiche, in quelle stesse case dove, seppur abitate da genitori che li amano, non sono in grado di comunicare con loro, una situazione paradossale che rende quelle stesse mura prive di relazioni vere e di empatia".