Laura Ziliani è innamorata della vita, anche se questa non le ha risparmiato colpi brutali, come quando le ha strappato il marito, travolto da una slavina. Cinquantacinque primavere portate gagliardamente. Il lavoro nel comune di Roncadelle, dopo essere stata vigilessa a Temù. Sicurezza economica fondata sulla proprietà di immobili. Una relazione sentimentale. La passione per le escursioni sui monti dell’alta Val Camonica, il trekking, le immersioni totali nella natura. La sera di venerdì 7 maggio del 2021 lascia la casa di via Ragazzi del ‘99, a Brescia, dove vive con Lucia, la seconda delle tre figlie. Alle 22.24 si presenta nell’abitazione di via Ballardini, a Temù. È la Festa della mamma. Silvia e Paola, la figlia maggiore e quella minore, hanno preparato una torta. Silvia Zani, 27 anni, lavora in una casa di riposo; Paola, 19 anni, è studentessa di economia. Con loro c’è Mirto Milani, 27 anni, sopranista e concertista lecchese, fidanzato di Silvia ma amante anche di Paola.
La scomparsa La telefonata raggiunge i carabinieri alle 11.58 dell’8 maggio. La voce preoccupata è quella della figlia primogenita. La madre, uscita fra le 7 e le 8 per una delle sue camminate, non è ricomparsa. I telegiornali fissano i volti inondati di lacrime delle sorelle Silvia e Paola.
Incongruenze Lo smartphone della donna sparita ha generato traffico fino alle 23.37 del 7 maggio. La app Health rende conto di soli 38 passi. In vista di una salita ai monti, non si sarebbe mai separata dal cellulare, che viene invece ritrovato nella cantina. Perché nessuna delle telecamere ha ripreso Laura in uscita dal paese? Una scarpa Salomon è ritrovata vicino alla confluenza fra il torrente Fiumeclo (inutilmente dragato) e il fiume Oglio, dopo un tratto sbarrato da una griglia. La seconda scarpa è scoperta da un uomo che ha notato una ragazza e un ragazzo aggirarsi nei boschi. I jeans galleggiano nel Fiumeclo. E ancora i due giorni di sonnolenza di Laura dopo avere sorbito una tisana. La notizia piomba, deflagrante, a fine giugno. Silvia e Paola Zani e con loro Mirto Milani sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Brescia per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Il ritrovamento Domenica 8 agosto la piena dell’Oglio svela il cadavere dell’ex vigilessa, coperto solo dai brandelli di una canotta e di uno slip. È stata narcotizzata, stabilisce l’autopsia, con il Bromazepam (un composto di benzodiazepine con azione ansiolitica e ipnoinducente) e poi soffocata.
L'arresto Il 24 settembre il trio finisce in carcere. Hanno ucciso per mettere le mani sui beni della Ziliani, è la convinzione della Procura. Nell’ordinanza di custodia il gip Alessandra Sabatucci ritiene "accertato in capo a tutti e tre gli indagati un chiaro interesse a sostituirsi a Ziliani Laura nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici e rientrare dall’esborso di 40mila euro che la scomparsa aveva sostanzialmente imposto alle figlie per mettere a reddito alcuni appartamenti".
La confessione I tre arrestati si difendono con il silenzio. Ma qualche mese dopo Mirto si tradisce con un compagno di cella. A fine maggio, con in mano l’atto conclusivo delle indagini, che lo inchioda, confessa il delitto al pm Cathy Bressanelli. A stretto giro la resa, inevitabile, di Silvia e Paola Zani.Tutti e tre negano di avere ucciso per soldi. Le ragazze parlano del rapporto deteriorato con quella madre che le faceva sentire sbagliate, inconcludenti e contrapponeva la sua posizione, la sua ricchezza, il suo aspetto curato. Il primo tentativo con la tisana, una buca scavata nei boschi. Nella sua ultima serata la vittima ha mangiato un muffin al Bromazepam. Stordita si è trovata un sacco di plastica in testa, una fettuccia al collo e quattro mani - quelle di Silvia e Mirto - che le stringevano la gola mentre si dibatteva per la fame d’aria. "Era lei che aveva intenzione di ammazzarci", si giustifica uno degli assassini. Il 27 ottobre il processo per il truce dramma di Temù.