
In crescita nel Bresciano i casi di depressione post partum
Brescia, 28 novembre 2018 - Quarantasei donne incinte su 365 hanno bisogno dello psicologo perché rischiano di sviluppare la depressione post partum: il 12,6%. Sono i primi dati di un monitoraggio sperimentale avviato da Ats Brescia sul territorio provinciale per fotografare i disturbi mentali tra le puerpere, la cui incidenza appare in crescita. Ansia generalizzata, sensazione di inadeguatezza, attacchi di panico, perdita di interesse per il bambino. Sono molti i campanelli d’allarme della cosiddetta depressione perinatale, tanto più insidiosa in quanto diagnosticata solo in un caso su due. Proprio per favorire la diagnosi precoce già in gravidanza Ats recependo le indicazioni di Regione Lombardia ha messo in campo «Benessere emotivo e psicologico perinatale», un progetto che prevede una serie di iniziative di sostegno e cura, a cominciare da un monitoraggio. Stando alla letteratura scientifica il 13% delle future madri presenta tristezza, il 10-15% attacchi di panico, disturbi ossessivi e ansia. Una volta nato il bimbo, si stima che il 70% delle mamme sia colpito dal cosiddetto baby blues, il crollo dell’umore, il quale però nel 10-20% dei casi sfocia in episodi depressivi.
Un primo screening avviato nel Bresciano, che coinvolge le mamme “agganciate” da consultori pubblici e privati accreditati – a breve sarà esteso agli ospedali – mostra dati che fanno riflettere: «Tra gennaio e giugno 2018 abbiamo sottoposto a un test con quattro domande standard sul tono dell’umore 365 donne – spiega la responsabile dell’Unità operativa Famiglia di Ats Brescia Adele Ferrati – 46 hanno risposto positivamente a tre quesiti su quattro. Sono a rischio, bisognose di un rinforzo psicologico. Sul Garda su 89 donne che hanno partecipato 21 hanno avviato colloqui con lo psichiatra».
Il campionamento peraltro sottodimensiona il fenomeno, giacché per aderire serve il consenso e una larga fetta della popolazione straniera, restia ad aprirsi, è esclusa. Quali sono i fattori predisponenti? «Oggi le donne sono più sole di un tempo, sono frequenti mobilità, precarietà lavorativa e sentimentale, assenza di sostegni famigliari e sono meno equipaggiate per affrontare la rivoluzione di una nascita – continua Ferrari – Per avvicinarle nel modo giusto, straniere comprese, abbiamo anche attivato corsi di formazione per il nostro personale».