Brescia – Si rafforza il fronte dei Comuni contrari allo scarico delle acque dell’ipotizzato “depuratore del Garda“ nel fiume Chiese. Al nucleo dei Comuni di Montichiari, Gavardo, Muscoline, Prevalle, Remedello, Calvisano, Bedizzole, Bagnolo Mella, Vallio Terme, Calvagese della Riviera e Paitone, col sostegno di Comunità montana di Valle Sabbia, si sono uniti Calcinato, Carpenedolo, Visano, Villanuova sul Clisi e Idro, che hanno firmato l’esposto che sarà presentato alla Corte dei conti, contro un’opera «faraonica», che non ha copertura economica, «ambientalmente e tecnicamente sbagliata».
Mercoledì una delegazione di sindaci incontrerà il nuovo commissario straordinario, il prefetto Andrea Polichetti, a cui sarà consegnato anche l’esposto alla Corte dei conti (che sarà inviato nel pomeriggio). «Unendo le forze, dall’alta Valle alla bassa pianura, tutte le amministrazioni coinvolte – spiegano i sindaci in una nota - si impegnano a portare avanti questa battaglia in ogni sede istituzionale e legale necessaria, per garantire la tutela del territorio, dell’ecosistema fluviale e della qualità di vita dei propri cittadini».
A Polichetti si rivolge anche il Comitato Gaia di Gavardo, dopo che nella commissione ambiente in Regione, la maggioranza rappresentata da Giorgio Bontempi è tornata a mettere in discussione il progetto del doppio depuratore a Gavardo e Montichiari con scarico nel Chiese, ricordando che nella convenzione si parla di un depuratore in territorio lombardo, e non due.
«Finalmente, qualcuno della maggioranza ha detto in modo chiaro ed inequivocabile che questo progetto non è condivisibile e che la Regione Lombardia appoggia quanto scelto dai territori nel Consiglio provinciale di Brescia che attraverso la «mozione Sarnico» e la «mozione Almici» hanno detto chiaramente che i depuratori devono essere fatti nei territori di chi li utilizza», sottolinea Filippo Grumi per il Comitato. Tra le incongruenze, evidenziate anche da Bontempi, c’è anche il fatto che la gestione dei reflui fognari non può essere fatta «senza coinvolgere la sponda trentina che oggi scarica i reflui depurati nel fiume Sarca e quindi nel lago». Da qui la richiesta al commissario di bloccare ogni ulteriore passo procedurale relativo al progetto definitivo.