Di scena oggi, a Brescia, i difensori dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi nell'aula della Corte d'appello, in cui si discutono le istanze di revisione della sentenza che ha condannato all'ergastolo la coppia per la strage di Erba dell'11 dicembre del 2010. La sera del'11 dicembre del 2006, in un condominio in via Diaz, a Erba vennero massacrati a coltellate e sprangate Raffaella Castagna, il suo bambino Youssef di due anni, la madre di Raffaella, Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini. Marito e moglie confessarono di essere gli autori della strage. L'udienza di oggi si prevede lunga e complessa.
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È stata rinviata al 10 luglio l'udienza davanti ai giudici della Corte d'Appello di Brescia per le eventuali repliche sull'istanza di revisione della sentenza di condanna all'ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba. Poi ci sarà la camera di consiglio per la decisione
L'avvocato Luisa Bordeaux invoca "tra le nuove prove" la convocazione in aula degli scienziati autori dello studio da cui emerge "la disabilita' di Rosa Bazzi e la sua sofferenza, che e' la sofferenza che vedo in lei tutti i giorni". "In tutte le sentenze che ci sono state finora - spiega la legale - manca completamente questo aspetto che ora, con le nuove metodologie scientifiche, è possibile approfondire".
"Nelle confessioni dicono che ci sono sei dettagli che potevano conoscere solo gli assassini, ma quei dettagli li conoscono tutti. L'8 gennaio (del 2007, ndr) gli hanno letto le dichiarazioni di Frigerio (unico sopravvissuto) a Olindo, loro non sapevano i punti di innesco nell'appartamento dei Castagna, sapevano quello che risultava dalle fotografie, non sapevano del punto di innesco nella cameretta del bambino o sul corpo delle povere vittime. Parlano di un accendino, ma invece vengono utilizzati più acceleranti. Queste leggende metropolitane che sono andate avanti sono false" aggiunge il difensore. "Le sentenze non hanno spiegato i dubbi, ma li hanno nascosti. Vi chiedo di ammettere i testi e accertare i fatti che devono essere accertati" chiosa Fabio Schembri
"Noi sosteniamo che quella traccia (di sangue di Valeria Cherubini, ndr) non c'è mai stata sul battitacco". Lo sostiene l'avvocato Fabio Schembri. Quella foto "non dice nulla, all'interno del cerchietto rosso, con il numero 3, non c'è luminol, ci vorrebbe Houdinì" per vedere una macchia che per il legale non c'è.
"Altra prova nuova, non valutata, è che la casa di Raffaella era frequentata anche quando lei non c'era", lì aveva la residenza il cugino di Azouz Marzouk, coinvolto in un giro di spaccio e di ipotetiche vendette. "Minacce ce ne furono, Azouz fu massacrato di botte nel carcere di Como, Raffaella era spaventatissima: venne avvicinata, venne minacciata, altro che non ci sono state minacce. Ci furono anche gli accoltellamenti, il cugino di Azouz venne accoltellato per questioni legate al traffico di droga. Non ci inventiamo nulla e non ci vergogniamo di nulla, non possiamo abdicare a dichiarazioni che hanno reso. Abbiamo un testimone che dice che c'era una faida interna e ci dà esattamente un movente alternativo" conclude il difensore Schembri.
Gli assassini della strage di Erba sono scappati "dal terrazzo (di casa Castagna, ndr) o dai tetti. Ci sono più tracce di calpestio su quel terrazzino" che spunta in via Diaz "e se dicono 'doveva esserci sangue…ma chi lo ha cercato?' Alle 20.20 ci sono testimoni che parlano della presenza di soggetti, Mario Frigerio indica un extracomunitario. Di Olindo e Rosa non c'è traccia, niente impronte di loro" sulla scena del crimine. E' un altro dei passaggi dell'arringa di Fabio Schembri, difensore dei coniugi Romano. "Ci sono due testimoni ignorati dal giudice della condanna, i due siriani che abitavano di sotto, che dicono di aver sentito rumori di passi dalle 18.30 da casa di Raffaella Castagna".
Non sarà oggi la decisione sulla richiesta di revisione della sentenza sulla strage di Erba. Lo ha comunicato il presidente della Corte d'Appello di Brescia, Antonio Minervini. "C'è molta carne al fuoco, ci sarà un rinvio non a breve". La data sarà comunicata al termine delle arringhe degli avvocati di Olindo e Rosa.
Ecco dunque la ricostruzione del difensore. "Intercettati in carcere l'8 gennaio 2007, Olindo e Rosa si dichiarano innocenti. Vengono messi a disposizione del gip. Rispondono a tutto: sulle liti con Raffaella Castagna e su tutto il resto. La mattina del 10 due carabinieri, Finocchiaro e Castelletti, entrano in carcere. Vedono per primo Olindo Romano. Siccome Olindo sosteneva che sua moglie non c'entrava nulla, Finocchiaro gli dice: 'Se tu dici cosi' vuol dire che tu qualcosa sai, hai visto. Parla con il pm e, se lei non ha fatto niente, se ne va a casa'. Cosi' Olindo chiama i magistrati e a loro dirà che vuole vedere Rosa che non vede da due giorni. Qui avviene questa conversazione che precede la confessione. I pm gli dicono: 'Basta, sua moglie viene trasferita di carcere e lei non la vedrà mai più". Subito dopo a Olindo verrà fatta vedere Rosa. E lui, intercettato, dice alla moglie: 'Il maresciallo mi ha spiegato che qui dentro si può perfino lavorare'. Insomma - commenta Schembri -. Olindo sta costruendo il suo futuro, come se fosse un viaggio alle Maldive. E Rosa gli risponde: ma se non siamo stati noi che cosa confessi?".
"I coniugi intercettati in auto dopo i fatti si mostrano tranquilli, di fatto sperano che Frigerio si riprenda. Rosa Bazzi ha quello che una volta veniva definito un ritardo mentale. Le sentenze hanno invece ritenuto Olindo e Rosa intelligenti, capaci, astuti. Sarebbero stati capaci di mettere in piedi un alibi assai complesso, capaci di evitare di essere intercettati dalla scientifica. Erano a conoscenza delle tecniche del luminol. Sarebbero stati capaci di fingere, di commettere 243 errori, confessando, per tenersi una porta aperta e poi ritrattare e avrebbero simulato la loro innocenza fino a un minuto prima della confessione". E qui il legale insinua il dubbio che i coniugi abbiamo subito delle pressioni da parte degli investigatori di Como.
Le confessioni sono "un atto di generosità che compiono entrambi: Olindo per salvare Rosa e Rosa salvare Olindo", ma sono anche la prova che la coppia, condannata all'ergastolo per la strage di Erba, arrivano dopo "le pressioni" di chi li interroga in carcere. Lo sostiene Fabio Schembri, storico difensore dei coniugi Romano. Il legale spiega che per il loro "amore quadrupede" la confessione "è il minore dei mali" per ottenere quella "cella matrimoniale" che è l'unica cosa che vogliono.
Dopo la pausa, è ripresa l'udienza davanti ai giudici della corte d'Appello di Brescia. A parlare è lo storico difensore dei coniugi Romano, Fabio Schembri.
Secondo la consulenza della criminologa Roberta Bruzzone per la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, la vicina di casa Valeria Cherubini fu colpita e uccisa nel suo appartamento, non al piano inferiore come sostenuto nelle sentenze. Lo dimostrerebbe l'esame delle tracce di sangue contenute nella relazione. A sostenerlo l'avvocato Patrizia Morello.
Le arringhe dei legali proseguiranno nel pomeriggio. Salvo sorprese, la Corte d'Appello di Brescia non dovrebbe esprimersi oggi sulla richiesta di revisione promossa dalla difesa di Rosa e Olindo e dal pg di Milano Cuno Tarfusser.
"Le macchie di sangue del povero bambino (Youssef Marzouk di soli 2 anni, ndr) non sono compatibili con la dinamica raccontata da Rosa Bazzi, gli schizzi di sangue sarebbero dovuti essere diversi rispetto a quelli che restituisce la scena del crimine". L'avvocato Patrizia Morello prova a smontare anche così i tre giudizi di condanna all'ergastolo nei confronti di Olindo e Rosa.
L'avvocato Patrizia Morello ha sottolineato come il lavoro dei consulenti della difesa sia basato su "metodologie scientifiche nuove", dopo il passaggio in giudicato della sentenza
L'avvocato Patrizia Morello, un altro dei difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, nel suo intervento ha parlato della macchia di sangue di una delle vittime, Valeria Cherubini, trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo. Una traccia che la difesa considera "degradata" e che quindi non avrebbe valore di prova.
Ai giudici della corte d'appello il legale offre una nuova prova: Frigerio "aveva un'amnesia anterograda", ha respirato "monossido di carbonio" che ha compromesso funzioni cognitive importanti, "come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare", ha subito "domande suggestive che possono innescare una falsa memoria esibita in dibattimento. Frigerio perde lucidità, ma peggiora non migliora, le sue condizioni erano migliori i primi giorni", quando - sostiene la difesa - non ricorda il vicino di casa come il suo aggressore.
Per la difesa il ricordo "più accurato" che fornisce Mario Frigerio, unico testimone oculare del quadruplice omicidio, "è di un soggetto sconosciuto di etnia araba". Lo sostiene in aula Fabio Schembri, uno dei difensori di Olindo.
Nella sua discussione Schembri ricorda come, con i colpi ricevuti alla testa e alla gola, Valeria Cherubini non avrebbe potuto urlare "aiuto" come sentito dai primi soccorritori e che non avrebbe potuto salire le scale per raggiungere il suo appartamento. "La nuova prova introduce che l'assassino o gli assassini erano ancora in casa perché la sentirono gridare, la prova nuova attesta che venne colpita su e questo è un aspetto che oggi potrebbe diventare dirimente".
Tra le "prove nuove" il fatto che la vicina di casa, Valeria Cherubini, tra le vittime, sarebbe stata uccisa nella sua abitazione e non colpita mortalmente al piano di sotto per poi morire nel suo appartamento, come ricostruito nelle sentenze. "I soccorritori non avrebbero potuto non vedere" i coniugi una volta intervenuti, ha detto il legale.
"Ci sono tre consulenze che descrivono una dinamica dei fatti completamente diversa da quelli della sentenza e rendono incompatibili Olindo e Rosa come colpevoli della strage di Erba". E' uno dei passaggi dell'arringa di Fabio Schembri, avvocato di Olindo e Rosa Bazzi. Nella sua ricostruzione, nell'udienza sulla revisione del processo in corso a Brescia, l'avvocato sottolinea come la descrizione dellì'omicidio della vicina di casa Valeria Cherubini, una delle quattro vittime dell'11 dicembre 2006, è "un'ipotesi fantascientifica. E' impossibile che le cose sono andate come descritte nella sentenza".
I magistrati dell'accusa non hanno tra l'altro gradito un passaggio di D'Ascola sul testimone oculare. "Ci sono intercettazioni estremamente rilevanti in cui Frigerio dice ai figli di non ricordare nulla" queste le parole del legale che, alludendo allo scetticismo manifestato dai magistrati anche su questo punto, ha attaccato: "Non è vero? Ci siamo accorti di certi atteggiamenti anche nella scorsa udienza. Non siamo mica nati ieri"
"Noi non abbiamo fatto una mossa quando voi avete parlato" ha detto stizzito il legale della difesa D'Ascola vedendo i magistrati esprimere disappunto, scuotendo il capo, per alcuni passaggi della sua arringa.
Tensione in aula tra la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi e l'accusa. L'avvocato Nico D'Ascola ha invitato l'Avvocato dello Stato Domenico Chiaro e il pg Guido Rispoli a "evitare plateali manifestazioni di dissenso".
Frigerio, nel processo di primo grado, puntò il dito (senza esitazione) contro i coniugi Romano, ma per la difesa il suo è un racconto non genuino. "L'intossicazione da monossido di carbonio", gli assassini appiccarono il fuoco nell'appartamento di Raffaella Castagna per cancellare le tracce della strage, "hanno determinato - secondo un pool difensivo di esperti - il decadimento di funzioni cognitive importanti, come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare e della capacità di orientamento".
Dopo Nico D'Ascola, parleranno nell'ordine gli altri avvocati della difesa: Fabio Schembri, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux. I giudici hanno ricordato ai presenti che sono vietate le riprese coi telefoni cellulari. La coppia non ha autorizzato di esser ripresa.
Il riconoscimento da parte di Mario Frigerio di Olindo come autore insieme alla moglie Rosa dell'eccidio di Erba "è una prova sospetta". La definizione è dell'avvocato Nico D'Ascola, il primo dei quattro difensori che vogliono convincere i giudici a rivedere la condanna dei coniugi all'ergastolo. Secondo questa ricostruzione, in un primo momento il testimone oculare Frigerio descrive l'omicida come "uno sconosciuto con la pelle olivastra", solo dopo lo individua nel vicino di casa. "Il riconoscimento di una persona conosciuta - argomenta D'Ascola anche sulla base delle nuove consulenze - è automatico e incoercibile, non c'è bisogno di pensarci".
Prende la parola l'avvocato Nico D'Ascola, il primo della difesa a intervenire per chiedere di riaprire il processo per la strage di Erba
Olindo Romano e Rosa Bazzi sono presenti nell'udienza del processo di revisione sulla strage di Erba. Maglioncino grigio lui, giubbotto nero lei, i due sono seduti nella gabbia riservata agli imputati dell'aula della
Corte d'Appello. I coniugi non possono essere inquadrati nell'aula, aperta solo a un pubblico "selezionato".
"La verità è già stata scritta e speriamo che presto sia confermata e che non si debba più parlare di questa strage ma si ricordino le vittime". Lo ha detto, entrando nel tribunale di Brescia, l'avvocato Massimo Campa, che difende i fratelli Pietro e Giuseppe, che nella strage di Erba del 2006 persero mamma, sorella e nipote.
''Conduco questa battaglia per tutti. Ho letto le carte, ho visto il percorso di questi anni che confermano che qualcosa non va. Sono tantissime le cose che non tornano''. Lo afferma Azouz Marzouk, marito e padre di due delle quattro vittime della strage di Erba, varcando l'ingresso del tribunale di Brescia dove sta per iniziare l'udienza del processo di revisione chiesto dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo in via definitiva per la mattanza dell'11 dicembre del 2006. Azouz Marzouk fin dal primo grado ha nutrito dubbi sulla colpevolezza dei coniugi Romano.
Ha iniziato a formarsi già alle 4 la coda davanti al Palazzo di Giustizia di Brescia dove alle 9 inizierà il processo di revisione a Olindo Romano e alla moglie Rosa Bazzi, che scontano una condanna definitiva all'ergastolo perché giudicati responsabili della strage di Erba. Fra i più mattinieri una signora di Milano in attesa dalle 4.30. Attorno alle 6 si è presentato un gruppo di studenti di Giurisprudenza dell'università di Torino. Una coppia (lei pensionato, lei in giornata di libertà dall l'impiego) è arrivata da Bellagio, sul lago di Como.