
Don Ciro Panigara, 48enne ex parroco di San Paolo
San Paolo (Brescia), 19 aprile 2025 – Comparirà martedì davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia don Ciro Panigara, il 48enne ex parroco di San Paolo che mercoledì scorso è finito ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di sei parrocchiani adolescenti. Don Ciro si era dimesso precipitosamente a inizio gennaio dalla guida della parrocchia del paese bassaiolo dopo essersi insediato il 25 ottobre precedente. Durante la messa del 5 gennaio un suo sostituto aveva letto in chiesa una lettera del vescovo Pierantonio Tremolada che annunciava ai fedeli il subentro di “elementi di criticità che consigliano di interrompere immediatamente l’esperienza parrocchiale” del don.

Le “criticità“ in questione consistevano nelle rivelazioni di un giovanissimo il quale aveva confidato a un educatore di essere stato molestato dal prete una notte di dicembre, durante una vacanza di gruppo. Il ragazzino aveva riferito che il sacerdote, mentre entrambi erano stesi nel sacco a pelo, sullo stesso materassino e l’aveva molestato.
La notizia era arrivata alla Curia e ne erano scaturite le dimissioni. Nessuno però aveva sporto denuncia ai carabinieri, né alla procura, che hanno iniziato a indagare in autonomia. Scoprendo così che il prete era già stato allontanato dalla parrocchia di Adro 12 anni fa, nel 2013, in seguito a un’altra “criticità“ fotocopia. Un presunto abuso rivelato da un altro ragazzino.
Stando alla ricostruzione effettuata finora dagli inquirenti - ancora al lavoro - in Franciacorta, tra il 2011 e il 2013, quando era curato, avrebbe palpeggiato - e in un caso si sarebbe fatto palpeggiare - da altri cinque adolescenti, età compresa tra gli 11 e i 13. Anche allora, nessuno denunciò. La Curia all’epoca aveva disposto il suo allontanamento dai minori e aveva organizzato per il sacerdote un percorso psicologico di supporto, al termine del quale lo specialista lo aveva dichiarato idoneo a tornare tra i ragazzi. Nessuna tendenza pedofila, era la conclusione. Solo "immaturità”. Ma per la procura, e le sei presunte vittime, le cose non stanno così.