Nuovi profughi siriani potrebbero arrivare in Turchia, a Kilis, a meno di 100 chilometri da Aleppo. È il timore dell’associazione We Are, presieduta da Enrico Vandini, con sede legale a Bologna e sede operativa a Capriolo. We Are, che nei giorni scorsi ha presentato il proprio lavoro sul lago d’Iseo, si occupa di persone in fuga dalla Siria in guerra, sia in Turchia, dove collabora con la Ong locale Faith Sultan Dernegi, sia in Italia. A Bologna sostiene una ventina di persone, a Brescia una decina. In Turchia le famiglie che aiuta sono venti, formate da vedove e una cinquantina di bimbi. I loro papà sono per lo più ribelli uccisi dal regime o fatti scomparire per motivi politici.
"Che qualcosa stesse accadendo lo abbiamo saputo prima dei fatti delle ultime ore, nei giorni scorsi – spiega il presidente Vandini – perché sentiamo quotidianamente i nostri riferimenti in Siria e in Turchia, oltre che le nostre famiglie e le persone di cui ci occupiamo in Italia. Loro avevano il sentore che i ribelli stessero per reagire contro il regime. Noi, purtroppo, sappiamo che non sono da escludere le ritorsioni, anche sanguinarie. Potrebbero crearsi situazioni che costringeranno a scappare dalla Siria e non escludiamo che saranno necessari nuovi campi profughi. Sempre che la Turchia faccia entrare le persone in fuga dalla guerra e dai missili. In Italia non giungeranno comunque da nessuna via, perché se si dirigeranno verso la nostra nazione, per esempio, con le imbarcazioni finiranno in Albania. La sensazione è di impotenza".
Attualmente We Are consente alle vedove coi figli di vivere in appartamenti che ospitano più nuclei familiari. "Aiutiamo loro e la fondazione Turca Faith Sultan Dernegi – spiega Vandini – diamo un sostegno economico per l’affitto: avere una casa consente ai profughi di richiedere la residenza in Turchia, accedere ai servizi e mandare i bimbi a scuola".
Milla Prandelli