REDAZIONE BRESCIA

Perquisizioni degradanti, sequestro di persona e violenza privata: Extintion Rebellion denuncia le questure di Brescia e Roma

Il 13 gennaio di quest’anno un gruppo di manifestanti pacifici aveva organizzato una protesta davanti alla Leonardo Spa contro la produzione di armi destinate a Israele. Diciassette giovani furono trattenuti in Questura per nove ore

Il sit-in degli attivisti fuori dalla sede Leonardo Spa, a gennaio

Il sit-in degli attivisti fuori dalla sede Leonardo Spa, a gennaio

Brescia, 7 aprile 2025 – “Perquisizioni degradanti e arbitrarie, sequestro di persona e violenza privata”: sono questi i termini delle denunce presentate da Extintion Rebellion nei confronti delle Questure di Roma e Brescia. Un atto formale che segue di pochi giorni l’approvazione del Decreto Sicurezza, che introduce più tutele per agenti di polizia e militari. In entrambe le città, secondo la denuncia degli attivisti, sarebbero state imposte misure coercitive e umilianti contro manifestanti pacifici di Extinction Rebellion, in aperta violazione delle procedure previste dalla legge.

L’episodio di Roma 

Il 22 novembre 2024 a Roma, durante un sit-in in Piazza del Viminale, sotto il Ministero dell’Interno, 75 manifestanti furono prelevati con la forza e trasportati agli uffici della Questura di Roma, in via Teofilo Patini. Il trasferimento in Questura è previsto solo in caso di impossibilità di identificazione, circostanza che non si verificava quel giorno dal momento che erano stati forniti i documenti di identità. Una volta in Questura, i manifestanti furono privati degli effetti personali, sottoposti a rilievi biometrici e trattenuti per dieci ore senza la redazione di alcun verbale che giustificasse quanto accaduto.

L’episodio di Brescia

Il secondo episodio è avvenuto il 13 gennaio 2025 a Brescia, durante una manifestazione pacifica davanti alla sede di Leonardo Spa. Dopo lo sgombero, 17 manifestanti furono trasferiti in Questura (sebbene nessuno di loro si fosse opposto all'identificazione), trattenuti per 9 ore e privati dei propri oggetti personali (compresi farmaci e telefoni). Durante il fermo, sarebbe stato impedito di contattare i propri avvocati e, ad alcune attiviste era stato ordinato di spogliarsi completamente e di eseguire degli squat, una pratica umiliante prevista solo quando si abbia il legittimo sospetto che la persona nasconda armi o droga.

Gli avvocati di Extintion Rebellion

"Come giuristi esprimiamo preoccupazione per l'inasprirsi delle prassi di intervento delle forze di polizia di fronte alle manifestazioni di dissenso, anche quando queste siano realizzate con modalità del tutto pacifiche e nonviolente”, dichiarano gli avvocati di Extinction Rebellion. “Si tratta di una torsione del sistema in una direzione repressiva e volta a scoraggiare la libera manifestazione del pensiero, diritto fondamentale tutelato dalla nostra Carta costituzionale e da fonti di rango sovranazionale. Torsione, peraltro in linea con le recentissime e gravissime involuzioni autoritarie ed antidemocratiche del decreto legge appena approvato che hanno determinato preoccupate prese di posizione, tra gli altri, del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa”.

Le proteste internazionali

Entrambi gli episodi avevano provocato indignazione e aspre critiche, con la deposizione di un’interrogazione al parlamento europeo, numerose interrogazioni parlamentari indirizzate al Ministro degli Interni da parte di tutte le forze di opposizione e la presa di posizione di diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani. Front Line Defenders ha inviato un reclamo al Governo, al Parlamento Europeo e agli Inviati Speciali per i diritti umani dell’ONU chiedendo, tra l’altro, che “i difensori dei diritti umani in Italia possano protestare in maniera pacifica senza indebite restrizioni e senza timore di essere perseguitati”. Questi episodi sono stati ripresi anche dalla Relatrice speciale sui difensori dei diritti umani delle Nazioni Unite, che ha scritto al governo italiano chiedendo di chiarire quanto accaduto a Bologna a luglio scorso e successivamente anche a Brescia, esprimendo grande preoccupazione per le possibili violazioni di diritti e l’utilizzo di pratiche umilianti. Nonostante la mobilitazione nazionale e internazionale, l’unica risposta del governo è arrivata dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, in un’intervista televisiva, ha dichiarato che le perquisizioni sono avvenute: "in piena regolarità: mi dispiace comunque se qualcuno si è sentito offeso", evitando di affrontare la questione in Parlamento. “Di fronte a queste gravi ingiustizie e al silenzio imbarazzante delle istituzioni, abbiamo deciso di avviare altre due azioni legali per difendere il diritto al dissenso pacifico e garantire il rispetto delle libertà fondamentali, sempre più a rischio in questo Paese", conclude Extinction Rebellion.