
La Far (Fabbrica Artigianale Reti) (Archivio Far)
Provaglio d'Iseo (Brescia), 13 marzo 2016 - Nel tempo libero si dedica alle sue passioni, la moto e la fotografia, ma Mario Ribola, che a luglio spegnerà le 70 candeline, è ancora alla guida dell’azienda di famiglia, la F.A.R. (Fabbrica artigianale reti) di Provaglio d’Iseo, di cui è amministratore delegato. Gli anni li compie insieme all’azienda, fondata dal papà Battista. «Fin da bambino - racconta Mario - aveva imparato a fare a mano le reti da pesca e da caccia, allora si usavano i fili di cotone e di canapa. Aveva iniziato a Montisola, in un appartamento in affitto, dove non c’era neanche la corrente». Le reti di Battista Ribola hanno successo tra i pescatori del posto, tanto che, a fronte della crescita della domanda, nel 1946 c’è il primo trasloco, a Sulzano, dove nasce il Retificio Ribola Battista, poi F.A.R. Nel frattempo sono arrivati i figli Luigi, Giuseppina, Franca e, appunto, Mario.
«Andavo alle Elementari – ricorda – e già sapevo fare le reti a mano. Con i miei fratelli abbiamo portato avanti l’attività di famiglia». Nei primi anni ‘60, le fibre di nylon, più resistenti, prendono il posto di quelle di cotone e canapa e nel 1964 dai telai di Sulzano esce la prima rete di protezione in nylon per una pista da sci a Ponte di Legno. «Diversificare è stata una carta vincente – spiega Mario – oggi le reti per la pesca arrivano dalla Cina, non possiamo battere la loro concorrenza. Abbiamo però trovato nuovi spazi interessanti, con prodotti che facciamo solo noi». Nel 2000, c’è il trasferimento a Provaglio d’Iseo, in un capannone di 7mila mq, che ora i Ribola (alla guida ci sono ancora Mario e le due sorelle) vorrebbero ampliare. «Ci diranno se è possibile farlo nel 2017 – racconta – fare impresa è davvero difficile: se non avessi 70 anni me ne sarei già andato all’estero».
Oggi dalla F.A.R., unica in Italia, escono reti per i giochi dei bambini nei parchi; in tutta Europa arrivano le reti per impianti sportivi, stazioni sciistiche, cantieri edili, automobili, circhi, allevamenti ittici. «Abbiamo fatto le reti di protezione – spiega con orgoglio - per il Teatro di Pavarotti a Modena, dove cadevano calcinacci». Oggi in azienda lavorano 35 persone. Per ora Mario non ha intenzione di lasciare il lavoro. «Faccio mezza giornata in ufficio e, se non ho altro da fare, ci resto fino alla sera. Il segreto della F.A.R.? La concordia in famiglia. Siamo fortunati, perché i nostri figli e nipoti porteranno avanti l’attività. Se sapranno andare d’accordo, la F.A.R. continuerà ad andare bene».
di FEDERICA PACELLA