di Federica Pacella
Sovraffollamento, presenza di detenuti con problemi psichiatrici, organico sottodimensionato rispetto alle esigenze, strutture vetuste. È in questo campo minato da criticità croniche, aggravato negli ultimi mesi dagli effetti della pandemia, che si sono sviluppati i disordini registrati lunedì pomeriggio al ‘Nerio Fischione’, casa circondariale di Brescia. Una cinquantina i detenuti coinvolti nella sezione nord: uno, in particolare, ha appiccato il fuoco al materasso e a ogni cosa all’interno della propria cella provocando un intenso fumo all’interno della struttura; un altro si è arrampicato dalla rotonda fino al terzo piano mettendo in serio pericolo la propria vita in caso di caduta. Anche dalla sezione sud si è sollevato fumo e fuoco derivato dai materassi dati alle fiamme. Inoltre, sono state lanciate bombolette di gas perforate ed incendiate contro il personale (fortunatamente nessuno degli Agenti intervenuti si è fatto male).
Divelte anche delle telecamere dell’impianto di videosorveglianza, mentre secchi dello sporco sono stati lanciati verso i poliziotti. Nel frattempo tutti i detenuti del carcere battevano con le stoviglie di metallo o altri oggetti contro le porte blindate delle celle. "Disordini come mai ho visto in 22 anni di servizio", ha commentato Antonio Fellone, Segretario Generale Aggiunto del SiNAPPe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria. La situazione è rientrata grazie al lavoro degli agenti bresciani, ma erano già pronti adintervenire anche agenti di altre province. "Sembra che i motivi dei disordini derivano da un lato per futili motivi e dall’altro da una forma di emulazione da parte di tanti altri detenuti", ha commentato Calogero Lo Presti, coordinatore regionale della Fp Cgil Polizia Penitenziaria. "La situazione è rientrata già nella giornata di lunedì, seppur con grande difficoltà, anche dal punto di vista emotivo per i poliziotti. Con le altre organizzazioni sindacali stiamo cercando di mettere in campo una iniziativa, perché la politica penitenziaria così non va". Il sovraffollamento è un problema cronico, per Brescia come per il resto d’Italia, denunciata continuamente da sindacati, garanti delle persone private della libertà, associazioni: al ‘Nerio Fischione’, i dati al 31 gennaio parlano di 350 persone presenti a fronte di una capienza di 189 (l’aggiornamento di ieri è di 339 detenuti). Da anni si parla della possibilità di realizzare un nuovo carcere in città, ma per ora non c’è alcuna novità su questo fronte. Il caso di Brescia non è, però, un’eccezione: in nessuna delle case circondariali o di reclusione lombarde è rispettata la capienza regolamentare. "Con l’emergenza Covid – ricorda Lo Presti – ci sono anche persone che devono stare in isolamento, e questo è un problema ulteriore, vista la carenza di spazio all’interno di strutture generalmente vetuste". Sotto organico il personale. Secondo i dati forniti dalla Fp Cgil, al ‘Nerio Fischione’ di Brescia ci sono 2 commissari sui 4 previsti, 2 ispettori su 25, 1 sovrintendente su 32, 130 agenti a fronte dei 166 che dovrebbero esserci.
"A questo aggiungiamo la presenza di detenuti che sono soggetti psichiatrici – evidenzia Lo Presti –. Non si può rimanere inermi dinanzi ad uno scempio simile. Le politiche attuate nella gestione delle carceri lascia molto a desiderare c’è bisogno di una svolta significativa ed urgente. Il Ministro della Giustizia Marta Cartabia dovrebbe rendersi conto di cosa sta accadendo all’interno delle carceri della Repubblica adottando dei cambiamenti urgenti al regime penitenziario".