FEDERICA PACELLA
Cronaca

Sono fuggiti dalla guerra in Ucraina, adesso vengono sfrattati: il caso di Edolo

I profughi rifiutano di trasferirsi nuovamente per lasciare spazio a chi arriva dal Nord Africa. "Si sarebbe potuto evitare"

Alcuni ospiti della struttura di Edolo

Edolo  (Brescia) - Sasha, 7 anni, è stata la prima bambina ad arrivare a Edolo in una sera di marzo, trascinando lungo il corridoio dell’ex convitto Bim un cuscino e portando al guinzaglio il suo cagnolino. Con lei, la sua mamma, Galina, fuggita da Cherson, dove ormai non c’è quasi più nulla della loro vita precedente all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il papà è al fronte, a combattere. Ci è voluto del tempo per abituarsi, ce ne vorrà ancora tanto per accettare quanto accaduto, ma a Edolo Sasha ha trovato dei nuovi amici, bimbi ucraini ma anche bambini afgani, come gli 8 figli di Khalil, arrivato un anno fa in Val Camonica dopo la presa di Kabul da parte dei talebani. E poi la comunità del posto, dagli operatori della cooperativa Rosa Camuna ai nuovi amichetti conosciuti a scuola, ai tanti edolesi che hanno accolto questa nuova piccola comunità, fatta da 17 afgani, 3 indiani, 46 ucraini (di cui 17 minori).

Da giovedì sera , però, qualcosa è cambiato. Una lettera arrivata dalla Prefettura ha individuato 16 profughi ucraini (6 nuclei familiari e 2 donne) che avrebbero dovuto subito lasciare l’ex convitto per esser trasferiti in appartamenti destinati all’emergenza Ucraina nei mesi scorsi, in vari comuni vicino a Brescia, visto l’imminente arrivo di altrettanti richiedenti asilo dal Nord Africa. "Sasha ha pianto tutta la notte – racconta Galina Glukhova -. Mi chiede perché proprio noi dobbiamo andar via. Me lo chiedo anche io. Qui abbiamo iniziato a lavorare, i nostri bimbi vanno a scuola. Questa è una grande famiglia, la nostra piccola Ucraina. Perché vogliono rompere questa comunità? Perché dobbiamo ricominciare tutto daccapo?".

Il problema sta a monte, in un sistema in cui le emergenze si accumulano, ma le risorse ed i posti a disposizione sono sempre troppo pochi per garantire accoglienza ed integrazione. Nel caso dell’Ucraina, bando dopo bando, erano stati messi a disposizione degli alloggi, alcuni dei quali sono rimasti vuoti, perché molti profughi si sono sistemati presso la rete famigliare, altri sono tornati in Ucraina, altri ancora, come a Edolo, si sono inseriti nei luoghi della prima accoglienza. Perché non assegnare, dunque, gli alloggi vuoti ai richiedenti asilo del Nord Africa? "Ci hanno spiegato che non è possibile, perché sono vincolati ai profughi dell’Ucraina, quindi non possono entrare altri", spiega Bianchi. Un’impasse da cui si potrebbe uscire solo con una deroga del Governo, che potrebbe evitare altri casi come quello di Edolo se gli arrivi dal Nord Africa dovessero aumentare. Intanto, in risposta al rifiuto delle ucraine di lasciare Edolo, la Prefettura ha fatto sapere che alla cooperativa non saranno più erogati i contributi giornalieri.

"Ma noi non lasceremo nessuno in mezzo ad una strada", assicura Rino Bianchi, direttore di Rosa Camuna. Anche il sindaco di Edolo, Luca Masneri, si sta spendendo per cercare una soluzione. Eppure, questa situazione si sarebbe potuta evitare semplicemente dialogando con le famiglie ucraine e la cooperativa. «Dopo aver spiegato la situazione – sottolinea Bianchi – qualcuna si è detta anche disponibile a trasferirsi. Altre lo farebbero a patto di andar via con persone con cui hanno legato di più. C’è anche chi a breve tornerà a casa. Confrontandosi si sarebbe potuto trovare una soluzione per tutti. C’è modo e modo di fare le cose, soprattutto quando ci sono di mezzo bambini che ne hanno già viste abbastanza". L’occasione buona potrebbe essere l’incontro fissato domani in Prefettura. Galina e le altre donne, lo sperano, soprattutto per i propri figli. Sasha sorride, poi va a giocare con gli altri bambini nel cortile. "Abbiamo ricostruito una vita normale –dice Galina – aiutateci a non perderla di nuovo".