REDAZIONE BRESCIA

Generazione Z: più digitali che green. La difesa del pianeta solo a parole

L’indagine dell’Università Cattolica su un campione di 230 giovani "I ragazzi si dimostrano sensibili all’ambiente, ma poco propensi all’azione".

Pierluigi Malavasi, professore di Pedagogia e formazione per la transizione ecologica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Alta scuola per l’ambiente

Pierluigi Malavasi, professore di Pedagogia e formazione per la transizione ecologica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Alta scuola per l’ambiente

Sensibili alle questioni ambientali e inclini a comunicare e informarsi sui social, ma poco propensi ad agire in prima persona, anche solo sui social, a favore della sostenibilità. Non sono poche le sorprese che arrivano dalla ricerca “Social, sostenibilità ambientale, generazione Z“, frutto della collaborazione fra la cattedra di Pedagogia e formazione per la transizione ecologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Alta Scuola per l’Ambiente e Silea spa (società pubblica partecipata da 87 Comuni nelle province di Lecco, Bergamo e Como). "L’obiettivo – spiega Serena Mazzoli, assegnista di ricerca che ha condotto il lavoro insieme a Elisa Zane – era di indagare le nuove sensibilità e il sentire della generazione Z rispetto all’ambiente, ma anche la disponibilità ad agire".

Dall’indagine su un campione di oltre 230 giovani è emerso un quadro per nulla scontato. La gen Z, interrogata, conferma come la sostenibilità sia un tema molto presente sui social media. Tuttavia, nonostante la massiccia esposizione dei giovani sui social, gli intervistati dichiarano di non voler compiere azioni di divulgazione in prima persona. "Non vogliono spendersi in prima persona – spiega Zane – manca un passaggio all’azione consapevole. Anche la scelta degli influencer sui temi ambientali è molto frastagliata".

Non solo: questa generazione attratta e incuriosita dalle macro-tematiche globali dimostra però scarsa conoscenza delle realtà che sul proprio territorio si occupano di sostenibilità ambientale. Digital e green, insomma, non vanno ancora di pari passo tra la fine degli anni ’90 e il 2012, "nativi digitali ma non “nativi green“", come è stato ricordato da Pierluigi Malavasi, direttore Asa. Tra i temi prioritari su cui istituzioni e aziende dovrebbero focalizzare gli sforzi nel corso dei prossimi anni secondo la generazione Z, figurano il riscaldamento globale, gli investimenti nell’energia sostenibile, la lotta alla crisi climatica, il costo della vita rapportato al lavoro, la mobilità sostenibile. Instagram e TikTok si candidano a veicoli preferenziali, grazie a una comunicazione visiva fatta di immagini e video di breve durata, con toni leggeri e divertenti. Tuttavia, e questa è una sorpresa positiva, per contenuti specifici la Gen Z preferisce approfondimenti scritti a video e immagini.

Federica Pacella