Dopo 11 giorni di latitanza, Giacomo Bozzoli è stato fermato dai carabinieri nella sua villa a Soiano del Garda, vicino al lago di Garda, in provincia di Brescia, e portato al carcere di Canton Mombello. Quando lo hanno catturato, alle 17.45, il trentanovenne era nascosto nel cassettone del letto matrimoniale della sua camera, aveva con sé 50mila euro nascosti in un borsello. Nel periodo di latitanza si è fatto crescere barba e baffi.
I militati avevano visto dei movimenti sospetti e sono entrati nell’abitazione, peraltro era imbottita di cimici: Bozzoli si è consegnato senza opporre resistenza. Il procuratore di Brescia Francesco Prete ha dichiarato che probabilmente “è partito dalla Spagna due-tre giorni dopo la moglie e il figlio per rientrare passando dalla Francia a bordo di una o più auto prese a noleggio”. Il titolare di una pizzeria, a una cinquantina di metri dalla villa di Giacomo, riferisce di avere visto entrare un suv bianco. Non ricorda se mercoledì sera o giovedì mattina. Si ritiene, ha aggiunto il procuratore, “che non avesse intenzione di costituirsi. Lo dimostra il ritrovamento nel cassettone del letto matrimoniale”.
Il primo luglio, l’uomo di 39 anni era stato condannato in via definitiva all’ergastolo dalla Corte di Cassazione per l’omicidio dello zio Mario, imprenditore bresciano gettato nel forno della sua fonderia la sera dell’8 ottobre 2015. Ma dopo la sentenza Bozzoli era risultato irreperibile: si è scoperto che nei giorni precedenti si era allontanato con la moglie e il figlio di 8 anni a bordo della sua auto e il 30 giugno era stato ripreso dalle telecamere di un hotel a Marbella, in Spagna. Non si trova, per ora, la Maserati Levante con cui era fuggito.
Secondo quando riferito dalla Procura, Bozzoli avrebbe detto: “Sono innocente, chiederò la rivalutazione del quadro probatorio che ha portato alla mia condanna”. Il procuratore Prete non esclude che “sia tornato per non perdere i contatti col figlio”.
Il ritorno di moglie e figlio
La moglie, Antonella Colossi, e il figlio – che nel frattempo ha compiuto 9 anni – erano tornati in Italia venerdì scorso senza di lui. In base alle testimonianze della donna, la famiglia aveva trascorso dieci giorni, dal 20 al 30 giugno, in un albergo nel sud della Spagna. Questa versione è stata confermata anche dal bambino, sentito dagli inquirenti.
Poche ore prima della cattura, il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli lo aveva invitato a costituirsi “per il bene del figlio”, avvertendolo che non avrebbe avuto “vita facile”. Resta ora da capire dove Bozzoli abbia passato il tempo intercorso tra sentenza di condanna della Cassazione, il primo luglio, e la cattura da parte dei carabinieri. Gli investigatori dovranno anche appurare se nella fuga il latitante abbia ricevuto aiuti esterni o il supporto di complici.
L’udienza del figlio di 9 anni
Poche ore prima dell’arresto, il figlio di Giacomo Bozzoli era stato ascoltato a lungo in procura a Brescia nella serata di mercoledì. È stata un'audizione protetta, condotto da un sostituto procuratore del dipartimento violenza con il supporto di una psicologa. Dall’udienza non erano emersi particolari nuovi, né particolari indicazioni.
Il bambino aveva confermato la versione della vacanza in Spagna coi genitori e di avere visto il padre per l’ultima volta la sera del primo luglio, ovvero nel giorno in cui la Cassazione aveva confermato la condanna all'ergastolo.
L’omicidio dello zio
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giacomo avrebbe aggredito lo zio Mario vicino ai forni, affidando poi a un dipendente dell'azienda, Giuseppe Ghirardini, il compito di gettare il corpo nella fonderia. Ghirardini sparirà a sua volta sei giorni dopo la scomparsa di Bozzoli. Il suo corpo senza vita verrà trovato il 18 ottobre 2015 nei boschi di Case di Viso, ucciso da una capsula di cianuro rinvenuta nello stomaco. A casa sua furono trovati cinquemila euro in contanti: si è ipotizzato che fossero il compenso per la sua partecipazione alla distruzione del cadavere.
La sera dell'8 ottobre 2015, la vittima fece l’ultima telefonata alla moglie intorno alle 19:15, parlando di una cena in una trattoria vicino a casa. Alle 19:18, si avvistò una fumata anomala nel forno grande della fonderia: è lì che corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato dato alle fiamme. Secondo i giudici dell’appello, nel 2022, Giacomo Bozzoli sarebbe l’unica persona in cui “è risultato coesistere, unitamente all’odio ostinato e incontenibile (...) nei confronti della vittima, anche l’interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”. Lo zio era “colpevole a suo avviso” di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti.