BEATRICE RASPA
Cronaca

Delitto Bozzoli, Cassazione boccia gli 11 motivi contro l’ergastolo al nipote Giacomo: “Esperimento del forno decisivo”

La polverizzazione del maialino ha giustificato il mancato ritrovamento dei resti

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Giacomo Bozzoli alla lettura della sentenza all’ergastolo della Corte d’assise d’appello

Brescia – Il ricorso? Totalmente “infondato”. I giudici della prima sezione della Cassazione hanno bocciato gli undici motivi contro l’ergastolo inflitto dalla Corte d’assise d’appello a Giacomo Bozzoli, che sconta il carcere a vita a Bollate per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario. La giustizia in tre gradi di giudizio lo ritiene un assassino con la complicità dei suoi operai Giuseppe Ghirardini e Oscar Maggi - il primo si suicidò con il cianuro, il secondo affronterà l’udienza preliminare il 13 febbraio per il concorso nel delitto - con cui avrebbe fatto sparire il parente nel forno grande della fonderia di famiglia a Marcheno. Era la sera dell’8 ottobre 2015, Giacomo continua a ripetere la propria innocenza. Nel frattempo però la Suprema Corte ha cassato qualunque rimostranza a firma degli avvocati Luigi Frattini e Franco Coppi: non solo i giudici di merito “non hanno violato le regole che disciplinano il procedimento probatorio su base indiziaria, la cui applicazione è risultata conforme, nonché sorretta da ferrea logica dimostrativa, ma la loro pronuncia appare impeccabile” si legge in 30 pagine di sentenza.

Le difese speravano in un annullamento della sentenza per una serie di motivi, tra cui il presunto travisamento delle prove, in specie quella dell’esperimento del maialino nel forno, ma anche la mancata esplorazione di piste alternative all’omicidio. La Cassazione ritiene che dopo “ampia e approfondita disamina” bene abbiano fatto i giudici a concludere che Bozzoli fosse stato ucciso in fonderia da Giacomo e dagli operai. “La sua presenza in fonderia quella sera integra gli estremi di una compartecipazione criminosa ideale, palesando chiara adesione e incitamento alla condotta degli esecutori Maggi e Ghirardini”.

Quanto all’esperimento del maialino, ha dimostrato che “il mancato rinvenimento dei resti non entrava in contraddizione con la tesi dell’accusa”, secondo cui Bozzoli era stato eliminato nel forno grande. La consulente Cristina Cattaneo aveva sostenuto che in base alla sua esperienza in materia di cremazione di salme avrebbero dovuto residuare frammenti ossei e dentari e aveva ritenuto implausibile che la vittima fosse stata introdotta nel forno. Obiezione “superata dall’esperimento”. E ancora: i giudici romani sostengono che sia stata smontata la possibilità che Bozzoli potesse essere uscito dal cancello posteriore o si fosse recato negli spogliatoi prima della fumata anomala.

“Mario Bozzoli non è uscito dalla fonderia: è stato inevitabilmente vittima di atti violenti altrui.... La linearità e stretta consequenzialità di tale ragionamento non è dubitabile. Giacomo era presente sul posto contemporaneamente agli accadimenti, che non potevano certo passare inosservati, insieme agli operai Maggi e Ghirardini, il cui operato egli avrebbe immediatamente denunciato se non fosse stato il primo responsabile di quanto stava accadendo”. Aveva poi un preciso movente. “Lo zio si era avveduto di comportamenti non ortodossi, relativi alla conduzione dell’impresa riferibili al nipote e al ramo familiare, e stava indagando tra gli operai”.