GABRIELE MORONI
Cronaca

La cattura di Giacomo Bozzoli, tradito da una telefonata. L’ex latitante sotto choc: “Voglio vedere mio figlio”

L’uomo è stato trasferito nel carcere di Bollate. “Sono innocente, un austriaco è in grado di scagionarmi". Presto sarà interrogato

Brescia – “Io qua non ci devo stare. Ditemi di mio figlio: voglio vedere mio figlio, ditemi come devo fare per incontrarlo. Io sono innocente. C’è un testimone, un austriaco, che può scagionarmi". Giacomo Bozzoli è confuso, stordito, ma anche nel carcere di Canton Mombello non smette di proclamare la sua innocenza, di ribadire di non avere ucciso lo zio Mario, la sera dell’8 ottobre 2015 nella fonderia di Marcheno, e di non averne distrutto il corpo.

L'arresto di Giacomo Bozzoli e, a sinistra, la mazzetta di contanti trovata nel borsello
L'arresto di Giacomo Bozzoli e, a sinistra, la mazzetta di contanti trovata nel borsello

Così come non abbandona il desiderio di avere notizie del figlio, di rivederlo, lui a cui il giudice ha tolto la responsabilità genitoriale, come stabilito dalla sentenza di primo grado. Dalla Spagna, ha riferito al procuratore della Repubblica Francesco Prete e ai carabinieri, nell’immediatezza dell’arresto, di avere inviato una lettera in copia a tre magistrati di Brescia, allo stesso Prete, al procuratore generale Guido Rispoli, a Roberto Spanò, presidente della Corte d’Assise da cui è uscita la condanna in primo grado.

Nella lettera (che nessuno dei destinatari ha ancora ricevuto) Bozzoli indica un testimone, un cittadino austriaco, che sarebbe in grado di fornire le prove della sua innocenza. Va ricordato che nell’abitazione di Giuseppe Ghirardini, l’operaio della fonderia di Marcheno trovato avvelenato da una capsula di cianuro alcuni giorni dopo la scomparsa di Mario Bozzoli, vennero trovati quasi 5mila euro in banconote di provenienza austriaca.

È stata breve la permanenza dell’imprenditore in una cella con altri due detenuti, sorvegliato a vista per tutta la notte da un agente della polizia penitenziaria, nel vecchio e sovraffollato carcere bresciano, incompatibile con il suo stato attuale. Nel pomeriggio di ieri è stato trasferito in quello di Bollate (Milano), lo stesso che forse lo avrebbe accolto subito dopo la condanna della Cassazione.

Senza fine la giornata di giovedì, conclusa con l’arresto del latitante, nascosto nel cassettone del letto matrimoniale, nella bella villa di Soiano del Lago. Nelle prime ore, attorno alle 5.30, viene captato da un sistema (forse un trojan), che tiene sotto controllo decine di utenze, telefoni cellulari e fissi, una comunicazione diretta a una persona della cerchia più vicina al latitante. Viene verificato il numero, viene individuata la cella: è una cella bresciana. Può essere l’asso uscito da un mazzo rimasto sparigliato per dieci giorni. Potrebbe essere Bozzoli che vuole comunicare: "Sono qui, sono a Brescia". I carabinieri del Reparto operativo mettono sotto sorveglianza l’abitazione di Adelio Bozzoli, il padre di Giacomo, quella del fratello Alex, entrambe a Marcheno, l’azienda di Bedizzole e le diverse fabbriche. Nulla per il momento.

Nel primo pomeriggio una telecamera della villa di via San Carlo Borromeo, a Soiano, rimanda un segnale anomalo che può far pensare che il latitante sia all’interno. È il match. Alle cinque l’irruzione dei carabinieri, ripresa in un video dalle stesse forze dell’ordine. Inizia la perquisizione. La casa riserva più di una conferma. Già dall’esterno si nota che l’impianto dell’aria condizionata è in funzione. Dentro vengono trovati la camicia hawaiana e i calzoni pinocchietto che Bozzoli indossava il 30 giugno, quando è stato ripreso dall’impianto di videosorveglianza del resort Hard Rock di Marbella, dove trascorreva una vacanza con la compagna e il loro bambino. In cucina pezzi di formaggio mangiucchiato. Nel box lattine di Coca Cola vuote.

Alle 17.46 Giacomo Bozzoli, scoperto nel cassettone del letto matrimoniale come in un feuilleton ottocentesco, finisce di essere sia un latitante sia un uomo libero. Accanto a sé ha un borsello dove sono custoditi 50mila euro che gli sarebbero dovuti servire per riprendere la fuga. Nei prossimi giorni il condannato all’ergastolo che si professa innocente sarà sentito dai magistrati di Brescia.