GABRIELE MORONI
Cronaca

Giacomo Bozzoli e i punti oscuri della latitanza in casa: il frigo pieno, qualcuno l’ha aiutato

Gli investigatori sulle tracce di chi ha aiutato il 39enne a nascondersi nella villa di Soiano. Lui voleva riunirsi alla famiglia dopo il viaggio in Spagna: l’ipotesi del piano

Giacomo Bozzoli latitante ripreso hotel Hard Rock in Spagna

Giacomo Bozzoli latitante ripreso hotel Hard Rock in Spagna

Soiano del Garda (Brescia) – Latitante in casa. Scelta che può apparire strana, bizzarra, destinata a terminare con l’arresto. Scelta che appare invece spiegabile in base a una considerazione e a una domanda. La considerazione. Tornare nella casa di Soiano del Garda era l’unico modo per il latitante Bozzoli per ricevere la moglie e il figlio nella speranza che presto o tardi avrebbero fatto ritorno e gli sarebbe stato possibile riabbracciarli. Antonella Colossi, la compagna di Bozzoli, e il loro bambino di nove anni, da quando hanno fatto ritorno dalla Spagna sono ospitati in casa dei genitori della donna, a Chiari.

Quello della latitanza domestica era solo un progetto di Bozzoli, legato al sogno di riunirsi, anche solo per poco tempo, alla convivente e al piccolo? Oppure il latitante ne aveva parlato, aveva condiviso lo schema con qualcuno? È un fatto che Bozzoli, nelle prime ore di giovedì, che per lui sono state le ultime di libertà, ha comunicato con una persona a lui molto vicina.

È stata la fine di un’avventura durata dieci giorni perché la comunicazione non è sfuggita a un sistema di captazione che, per quanto si sa, controllava decine di apparecchi. Ma il villone di Soiano riserva altre domande e altri misteri. Il frigorifero era ben rifornito. "Qualcuno l’ha riempito", dice un inquirente, lasciando il dubbio se si tratti di una battuta o di un sospetto da verificare. È certo che Bozzoli fosse assolutamente lontano dall’idea di costituirsi e che si disponesse a rimanere nascosto a lungo in casa sua, forse anche nella convinzione che quello sarebbe stato l’unico luogo dove non l’avrebbero cercato. Quello del frigorifero pieno è un particolare che sembra interessare molto gli inquirenti che sottoporranno la domanda all’ergastolano quando lo interrogheranno, la prossima settimana. E chiederanno risposte precise. L’ipotesi di eventuali complicità, di aiuti ricevuti da Bozzoli latitante, anche di semplici contatti mantenuti, è tenuta ben presente anche dalla procura di Brescia.

Quando Giacomo Bozzoli era ancora un fantasma che veniva collocato nei posti più fantasiosi, è stato aperto un fascicolo (tuttora a carico di ignoti) per procurata inosservanza di pena. L’articolo è il 390 del Codice penale che punisce chi aiuta attivamente qualcuno a sottrarsi all’esecuzione di una condanna. La scatola cinese del caso Bozzoli ha in serbo altre domande.

Giacomo, la moglie e il figlioletto lasciano il Bresciano nelle prime ore del 24 giugno a bordo di una Maserati Levante, destinazione Marbella. Il primo luglio, appresa in internet la notizia che la Cassazione ha confermato la condanna al carcere a vita per l’omicidio dello zio Mario, il 39enne Giacomo si allontana alla guida del suv. Che fine ha fatto l’auto? Bozzoli se n’è disfatto? L’ha venduta? Dopo l’arresto, l’ormai ex latitante ha riferito di aver fatto rientro in Italia, attraverso Spagna e Francia, ricorrendo a Ncc, il noleggio di auto con conducente. Ha raccontato anche che, dopo essersi staccato dalla famiglia, ha vissuto in Spagna tre giorni in un appartamento privato. Poi la decisione di fare ritorno. Gli inquirenti smentiscono che in questi giorni ci siano stati contatti fra Bozzoli e Antonella. Giacomo dovrà precisare dove è stato in quei giorni, se è sempre stato solo, se ha avuto contatti con l’Italia, se è stato in contatto con qualcuno. Qualcuno che potrebbe averlo atteso.