Lumezzane, 11 agosto 2016 - Un palazzo anonimo, quasi nascosto, tra i monti di Lumezzane. E’ qui che vive Bushra, la mamma di Hina Saleem, la ventenne pakistana che dieci anni fa moriva sotto i colpi inferti dal padre. Una tragedia di cui la donna non vuol più parlare, perchè ormai è il tempo del dolore. Pensa ogni giorno a Hina, guarda spesso le foto con i figli e nipoti con cui vive. Ma la vita va avanti e lei ribadisce di aver perdonato suo marito, pur riconoscendo che quello che ha fatto ad Hina è sbagliato. In carcere, anche lui avrebbe riconosciuto di aver commesso un errore nel fare ciò che ha fatto. Si disse che l’uomo aveva ucciso la figlia che voleva vivere all’occidentale. Le foto di Hina, sorridente e vestita come una qualunque ventenne italiana, campeggiavano ovunque.
Il caso aprì uno squarcio sul tema dell’integrazione e del complicato rapporto tra culture diverse. Ma la religione per Bushra non c’entrano, perché Hina poteva vestire come voleva. L’assassinio sarebbe piuttosto l’epilogo tragico di un rapporto complicato tra padre e figlia. Anche la Corte di Cassazione, che nel 2010 ha confermato la condanna a 30 anni per Mohammed Saleem, ha spiegato che l’omicidio fu scatenato da «un patologico e distorto rapporto di possesso parentale»: ad armare la mano di Mohammed, insomma, non ci furono motivi legati alla religione o alla cultura ma la «rabbia per la sottrazione al proprio reiterato divieto paterno».
Dieci anni fa Bushra era in vacanza in Pakistan. Allora la famiglia Saleem viveva a Sarezzo, in una villetta di via Dante. Il fidanzato di Hina, Giuseppe Tempini, aveva denunciato la scomparsa della ragazza all’inizio di agosto. Il 12 agosto si scoprì che non era sparita. La tragedia venne alla luce quando i carabinieri di Gardone Valtrompia, seguendo le indicazioni dei vicini della famiglia Saleem che avevano visto il padre scavare nell’orto la sera prima, ritrovarono il cadavere di Hina.
Era stata uccisa con 28 coltellate e sepolta con la testa rivolta verso La Mecca nel giardino di quella casa che la giovane voleva lasciare per andare a convivere col fidanzato. Per l’omicidio, oltra al padre sono stati condannati anche due cognati di Hina a 17 anni e lo zio materno, a 2 anni e 8 mesi per occultamento di cadavere. Ora Hina è sepolta al Vantiniano in via Milano. La madre va spesso a trovarla, così come non manca di far visita al marito in carcere, in attesa che sconti la sua pena.